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Ecco come Intesa, Unicredit e le altre banche italiane spingono sulle banche web

Secondo PricewaterhouseCooper, la diffusione di Internet nel mondo e anche in Italia, sta spingendo verso l’evoluzione digitale della banca. Alcuni numeri: 48 milioni di italiani hanno un telefono cellulare e 43 milioni accesso a un pc; 24 milioni hanno uno smartphone e 5 milioni un tablet; 4 italiani su 5 accedono a Internet e 2 su 5 lo fanno in connessione mobile.

LO SVILUPPO DELLA BANCA ON-LINE
“L’Italia è in una fase di diffusione dell’on-line – si legge nel report Pwc – il 24% delle transazioni bancarie avvengono on-line contro il 57% di quelle che avvengono in filiale”. Una situazione simile a quella di Spagna (25% contro 59%) e di Germania (35% contro 55%) e anche alla media europea, che è del 41% contro il 47%. Ma lontana dalle medie di Regno Unito, che effettua in rete il 43% delle operazioni contro il 45% effettuate in filiale e Francia (48% contro 34%) e soprattutto di Paesi Bassi (69% contro 19%) e Svezia (73% contro 19%) dove la situazione è ribaltata.

COME REAGISCONO LE BANCHE TRADIZIONALI
Se per cavalcare l’onda dell’on-line sono sorte a partire dal 1995 una serie di operatori dedicati, da Fineco a WeBank a Iwbank a Ing a CheBanca!, come si sono comportati gli istituti di credito tradizionali?
Le strategie sono state diversificate (offensive e difensive), in termini di offerta, canali, timing e scelte di brand. “Le maggiori banche italiane – scrive PwC – si sono dotate di canali online per reti fisiche: Unicredit, Intesa, Mps, Banco Popolare, Bpm e Ubi banca. Intesa e Ubi banca si sono dotate anche di un canale on-line per reti private e promotori. Superflash e YouBanking sono gli unici modelli di servizi indipendenti nell’on-line e appartengono a Intesa e Banco Popolare”.

L’ONDA DIGITALE
Questi modelli serviranno a sfruttare la sempre maggior penetrazione dell’online banking in Italia che passerà dal 40% all’80% nel 2025, quando il modello prevalente sarà il self banking.
“L’aumento di diffusione dei canali digitali – continuano gli esperti della società di revisione – è strutturalmente legato ad una razionalizzazione delle reti fisiche. Il percorso di digitalizzazione comporterà una riduzione compresa tra il 40% e il 50% del numero di sportelli bancari in 7-10 anni”.

PIÙ MARGINI E PROFITTABILITÀ
Il percorso verso modelli di business più “digitali” può abilitare un ritorno di marginalità e profittabilità, recuperando il gap di cost income del 20% con le banche del Nord Europa, mentre il roe passerà dall’1-3% al 10-12%.

LA METAMORFOSI VERSO LA BANCA ON-LINE
Ovviamente per ottenere questi miglioramenti in termini di conti è necessario ripensare una gamma di prodotti e servizi, con progressivo trasferimento dell’attività transazionale sui canali digitali. Il processo comporterà una razionalizzazione e di versificazione dei modelli di filiale e la valorizzazione delle componenti Real Estate e il ruolo della rete evolverà verso la consulenza.

Anche la filiale fisica dovrà cambiare pelle: i modelli in sviluppo vanno da filiali self automatiche, alle filiali leggere ai flagship store che sono in voga in Usa e Nord Europa, alla one stop banking di Unicredit.


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