Fumata nera n. 13. Tutto come previsto. Dopo Catricalà toccherà a Bruno, lasciare.
Nonostante i mugugni, i mal di pancia, le riluttanze più o meno confessabili che albergano gli scranni di Montecitorio, lo stop sulla elezione dei due giudici costituzionali sembra proprio essere cosa d’altro. O cosa d’altri.
Certo, il neo-garantista Violante non scalda gli animi dei renziani. Tanto che il Premier ormai parla espressamente di “soluzione alta”. Ovvero, altra. Ma lo sfratto a Violante non arriverà dall’interno .
Violante cadrà perché Bruno sarà consigliato al ritiro. Come sempre, in questi casi, il problema non è la competenza o l’autorevolezza. Ci mancherebbe. Il problema è politico.
Dietro l’abdicazione di Catricalà s’intravede una elegante quanto avveduta “marcia in dietro” del suo, più o meno ufficiale, mètore politico. Mossa che è facile possa interessare anche la traballante candidatura Bruno. Solo allora la partita sarà chiusa.
Attraverso la selezione sui nomi per la Corte Costituzionale, si “strutturano” gli equilibri interni ai partiti. In Forza Itala, ma non solo.
Molti in questi giorni hanno letto le varie fumate nere come l’incapacità di Renzi e Berlusconi (pardon, Verdini) di “governare” i rispettivi Gruppi parlamentari. La realtà sembra prospettare una lettura assai diversa. Praticamente opposta.
Qualcuno, in campi avversi, magari per finalità diverse (e non certo, solo regionali) ma non sicuramente divergenti, tiene ben saldo in mano quel pacchetto di voti utile a qualsiasi candidato per essere eletto.
Minoranze che pensano da maggioranza. Due partiti che si muovono come uno solo.