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Ecco come rendere sostenibile il Fiscal compact

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E’ in corso in Italia un’accanita discussione dei criteri e delle regole contenuti sia nel Patto di Stabilità e crescita che nel Fiscal Compact e nel six+two pack oltre che sulla “politica di austerità” che ne consegue. E’ improbabile che questa discussione porti a risultati positivi per due ragioni. Vi è spesso scarsa consapevolezza dell’effettiva natura del sistema di regole europeo e degli effettivi margini di flessibilità che esso possiede. In altre parole, all’interno del sistema dei Trattati certe cose semplicemente non sono possibili ed a chiederle si fa la figura dei bambini che fanno i capricci. In secondo luogo, nel sistema europeo il tempo è una variabile fondamentale. Le regole vanno rispettate fino a quando arriva il tempo predeterminato della loro ridiscussione. L’Italia rischia di estenuarsi in una discussione inutile e fuori tempo e di arrivare esaurita ed impreparata al tempo della discussione vera. Inoltre, ha poche speranze di successo una domanda di un’eccezione alle regole a favore dell’Italia. E’ più serio e più promettente il cammino di una proposta di revisione complessiva delle regole a favore di tutti i paesi dell’Unione europea. I recenti dati sullo sviluppo di Germania, Francia e Italia ( le tre principali economie dell’eurozona) confermano la esigenza di un ripensamento.

Esistono naturalmente margini di flessibilità all’interno del sistema esistente. Ne abbiamo avuto la prova quando all’Italia è stato permesso di aumentare il suo debito pubblico di diverse decine di miliardi di euro per pagare i debiti arretrati della sua Pubblica Amministrazione. Se si vuole andare al di là di questi limiti è necessario attendere il tempo opportuno della verifica e revisione degli strumenti giuridici che si intende modificare. Esistono proposte importanti e in stato avanzato di discussione per sostenere, sempre all’interno dei Trattati esistenti, lo sviluppo e la crescita. Si può pensare ad una revisione del Patto di Stabilità e Crescita. Esso, però, è incorporato nel sistema dei Trattati e non ha una scadenza propria. Si può naturalmente fare uso della procedura di revisione dei Trattati. È una procedura lunga e difficile che presuppone un livello altissimo di consenso. Francamente non sembra praticabile nel prossimo futuro. Più facile è invece pensare ad una revisione del Fiscal Compact. Qui esiste l’impegno a integrare il Fiscal Compact ( che al momento attuale è un autonomo trattato internazionale) nel sistema complessivo dei Trattati. Esso è stato firmato il due marzo del 2012 ed è entrato in vigore il 1 gennaio del 2013. Il suo articolo 16 contiene l’impegno a integrare il contenuto del trattato nel sistema europeo dei trattati al più tardi cinque anni dopo la sua entrata in vigore. L’articolo 16 non dice esplicitamente che in tale occasione si provvederà anche a fare un bilancio dei risultati del trattato ma questa affermazione può essere considerata implicita nella necessità in generale di procedere ad un adattamento ed anche nella correlazione con il contenuto dell’articolo 16 della direttiva 2011/85/EU di cui parleremo fra breve.

Il Fiscal Compact, peraltro, è fondamentalmente solo una cornice giuridica rafforzata data ad un insieme di impegni presi con il six+two pack. Anche il six+two pack, o almeno la direttiva 2011/85/EU che ne costituisce in un certo senso il cuore, prevede all’articolo 16 una valutazione dei risultati ottenuti e, in modo particolare, “of design and effectiveness of numerical fiscal rules”. Tale valutazione deve essere contenuta in un documento della Commissione pubblicato entro il 14 dicembre 2018.

Il six+two pack non è un trattato internazionale ma un insieme di regolamenti europei (5) e direttive europee (1). Ricade nei poteri della Commissione il proporre eventuali revisioni e modifiche.

Sembra ragionevole proporre che: si proceda immediatamente con la continuazione e conclusione del lavoro iniziato dalla Commissione Barroso per sostenere lo sviluppo e la crescita. La revisione dei contenuti del six+two pack preceda la incorporazione del Fiscal Compact nel sistema dei trattati in modo da non irrigidire ulteriormente il six+two pack rendendone più difficile la necessaria revisione. La discussione sulla incorporazione del Fiscal Compact nei Trattati abbia inizio al 1 giugno 2016 in modo da poter arrivare alla firma degli accordi necessari entro giugno 2017 lasciando sei mesi per le eventuali ratifiche. La discussione sulla revisione del six+two pack inizi a giugno del 2015 in modo da potersi concludere prima che inizi la discussione sul Fiscal Compact. La prima proposta di politica europea che dobbiamo fare riguarda i tempi e le modalità di una discussione ordinata e tale da potere ottenere dei risultati. Rimane poi da vedere con quali proposte l’Italia debba presentarsi alla discussione.

Estratto da un’analisi più ampia pubblicata nella newsletter di Fede e scienza

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