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Ichino e la lista di chi ha #cambiatoverso, secondo lui…

Il tema lavoro è ormai IL tema anche nel dibattito pubblico e mediatico: per una volta dobbiamo essere tutti felici che anche i media parlano di cose serie non solo di ciarpame.

Detto ciò (un sassolino me lo dovevo togliere), ho letto l’intervento di Pietro Ichino e non posso che chiedermi se è in cattiva fede o se è un gioco di specchi con cui vuole cercare di travisare ciò che altri hanno detto per mettere in buona luce la sua posizione, travestendola di “coerenza” (cosa che a me piace, in Politica, ma ahimé è sempre più rara).

Ebbene, bisogna essere in cattiva fede per far coincidere l’idea generale di “flexsecurity” con la riforma in discussione adesso: il Jobsact. Le critiche non sono rivolte alle riforme di per sé né alla flexsecurity come concetto. Ma a questa specifica proposta e lo spiega bene Pierluigi Bersani in una recente intervista.

In Paesi come la Danimarca, la Germania, la Svezia, la Norvegia e le altre grandi economie avanzate del Nord Europa, c’è un grado di controllo del pubblico sul privato ampiamente più forte di quello attualmente esistente in Italia. Pietro Ichino dice cose a metà per aggiustare il tiro e tirar acqua al suo mulino, ma nessuno discute della necessità di adeguare le regole, il problema è che non si può puntare tutto sulla “flessibilità” (parola detestabile, lasciatemelo dire) ignorando la “sicurezza” e questa parola invece include molte altre cose, come ho già detto.

Per avere un mercato del lavoro efficiente non c’è bisogno SOLO di flessibilità, ma di SICUREZZA e dunque di REGOLE che devono essere RISPETTATE  da tutti, a cui segue il CONTROLLO e la PUNIZIONE per chi EVADE ed ELUDE.

Direte cosa c’entrano evasione ed elusione con la riforma del lavoro? Oh, tutto! Sono il cuore della questione. In Italia ogni anno vengono sottratti alle casse dello Stato oltre 130 miliardi di euro, il 26% circa del PIL, secondo le stime del 2012. Una cosa mastodontica, e non è ideologia o cattiveria ricordare, come ho più volte fatto, che ad evadere sono imprenditori piccoli grandi, liberi professionisti e commercianti. E perdonatemi, ma non accetto che si utilizzi il concetto di “evasione lecita”. L’evasione non è mai lecita, è illegale ed è un crimine che nei Paesi sopracitati è punito severamente, pure con la detenzione. In Italia? No.

Questa discussione, come ho detto nel precedente articolo, tocca i valori e le visioni che le differenti correnti politiche e partitiche hanno del “lavoro”.

Il lavoro è una risorsa come lo sono i lavoratori. E ai nostalgici del neoliberismo becero vorrei ricordare che l’impresa non esiste senza i lavoratori. E non sono un “peso” per le imprese. Se gli imprenditori italiani avessero investito le risorse nel LAVORO anziché farsi la saccoccia, i problemi sarebbero altri, oggi. Le imprese non hanno mai investito nelle risorse umane, nella formazione e nell’adeguamento alle tecnologie. No, la ratio era: arricchirsi. E i casi di imprenditoria familiare saliti ora agli onori della cronaca, lo dimostrano drammaticamente: malgrado i fatturati ingenti, mai contratti standard e regolari. Si è sempre agito nel rispetto di regole, sbagliate, arrivando al limite del legale e sicuramente oltre il limite della decenza.

Quindi cerchiamo di essere ONESTI e di discutere SERIAMENTE del tema. Le trasformazioni sociali non sono messer in discussione, ma il modello con cui si vogliono affrontare sì: flessibilità deve andare di pari passo con forti regole e controllo da parte del pubblico sul privato, per evitare i facili abusi (ci sono stati e ci saranno) ad opera delle imprese e degli imprenditori “socialmente irresponsabili” per citare il sociologo torinese, Luciano Gallino.

Parole d’ordine: legalità, controllo, tutele ampie, flessibilità NON disgiunta dalla sicurezza e dunque più forte il ruolo dello Stato!

E politicamente appoggio in toto la proposta di Pippo Civati di sottoporre la questione della riforma del lavoro al volere degli iscritti del PD . Come fatto dalla SPD per la decisione di avere o meno la grande coalizione con la CDU.

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