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Il Corriere della Sera svela l’azzardo di Renzi sui conti pubblici

Non sforare i tetti stabiliti, ma prendersi la flessibilità prevista dai Trattati anche senza l’autorizzazione della Commissione europea.

I RAPPORTI TRA RENZI E PADOAN

E’ questa la scommessa (o l’azzardo?) che ha in mente il premier Matteo Renzi, non si sa quanto in accordo con il ministero dell’Economia retto da Piercarlo Padoan, viste anche le ultime nomine di spettanza del titolare del dicastero di via Venti Settembre che sono espressione più degli auspici del presidente del Consiglio che dei vertici politici del ministero: come la nomina di Roberto Reggi a direttore dell’agenzia del Demanio al posto di Stefano Scalera, ora tra i consiglieri di Padoan, e di Rossella Orlandi come nuovo direttore dell’Agenzia delle Entrate al posto di Attilio Befera (Padoan aveva espresso il nome di Marco Di Capua, secondo le cronache; nome non gradito all’entourage dell’ex ministro Vincenzo Visco, ora in rapporti cordiali con Renzi).

LA RICOSTRUZIONE DEL CORRIERE

Ecco la strategia di Renzi secondo come viene delineata oggi dal Corriere della Sera in un articolo di Antonella Baccaro, che quantifica in 6 i miliardi “risparmiati” in caso di successo dell’operazione del premier con Bruxelles:

Il percorso che ci attende prevede prima di tutta a fine mese la nota di aggiornamento del Def (documento di economia e finanza) che terrà conto delle stime del Pil aggiornate con i nuovi criteri di calcolo, che verranno rese note il 22 settembre. La preoccupazione del governo per quest’anno, come si è detto, è di restare sotto il 3%: al momento i deludenti dati del Pil, che rischiano di essere confermati nel prossimo trimestre, collocano questo rapporto pericolosamente vicino alla soglia dello sforamento. Ma il governo continua a respingere l’ipotesi di manovre correttive appellandosi ai minori tassi d’interesse sul debito pubblico e al buon andamento del fabbisogno“.

La seconda tappa è la presentazione della legge di Stabilità entro il 15 ottobre. A questo punto, alla luce di quanto emerso dall’Ecofin, il governo procederà per la sua strada avendo come faro solo la regola del 3%. Vediamo come. Dal lato delle spese servono con certezza 10 miliardi per confermare il bonus, 3 miliardi per coprire la clausola Letta, 6-7 per impegni presi e spese indifferibili. Un totale di circa 20 miliardi. Dal lato delle coperture si prevedono tagli da 13 miliardi per attuare la seconda fase della spending review , più 3 previsti dal decreto Irpef, un incasso di 1-1,5 miliardi di maggiore Iva sui pagamenti della P.a., 2-3 miliardi dalla lotta all’evasione, 1,5 miliardi per l’aggiornamento del Pil, per un totale di 20-22 miliardi. Se il governo dovesse rispettare i termini del Patto, dovrebbe ridurre il disavanzo strutturale dello 0,5% del Pil mettendo in conto altri 7,5 miliardi“.

Ma la scommessa del governo Renzi è poter ottenere uno sconto allo 0,1% del Pil, pari a un risparmio di 6 miliardi. Gli stessi che servirebbero per allargare il bonus alle famiglie numerose e ampliare il taglio dell’Irap. 
Per ottenere questo margine dovremo però superare un primo esame a novembre sulla legge di Stabilità. In quella sede verrà presentato, come sempre il timing delle riforme. Che però questa volta sarà sorvegliato e sottoposto a una prima verifica tra gennaio e febbraio, poi in primavera, in occasione delle previsioni economiche Ue, e infine a giugno. A metà anno sapremo se avremo superato l’esame delle riforme e potremo avvalerci della flessibilità. O finire sotto procedura d’infrazione“.



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