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Istat, come cambia la fiducia dei consumatori

istat, disoccupazione, crescita

Dopo la flessione dei tre mesi precedenti, la fiducia dei consumatori ha smesso di calare a settembre, attestandosi a 102 da 101,9 di agosto. Il dato ha sorpreso verso l’alto (non succedeva dallo scorso maggio). Il livello resta comunque inferiore alla media storica (104,1) e vicino ai minimi degli ultimi sei mesi.

Se continuano a calare, come nei mesi scorsi, le valutazioni sul clima economico nazionale e in particolare le aspettative per il futuro (entrambe ai minimi da febbraio), viceversa si nota un rimbalzo per le valutazioni sulla situazione personale degli intervistati e le condizioni correnti. Tendenzialmente dovrebbe trattarsi delle componenti più basate sui “fondamentali” e meno volatili.

Smettono di aumentare i timori sulla disoccupazione (stabili ai massimi da sette mesi, anche se su livelli decisamente inferiori ai picchi del 2012-13).

Si deteriorano, ma solo lievemente, i giudizi e le attese sulla situazione economica della famiglia, sul bilancio famigliare e sulle possibilità di risparmio; tuttavia, si nota un balzo (ai massimi da più di tre anni) delle opportunità di acquisto di beni durevoli. Infine, tornano a calare (dopo essere salite nei tre mesi precedenti) le aspettative inflazionistiche, e i giudizi sull’andamento dei prezzi negli ultimi 12 mesi tornano in negativo toccando un nuovo minimo storico (in coerenza con il nuovo minimo dal 1959 del CPI).

Da notare che il miglioramento della fiducia di settembre è confinato alla parte più ricca del Paese (il Nord-Est), mentre le altre ripartizioni territoriali vedono un ulteriore calo del morale delle famiglie.

In sintesi, la stabilizzazione della fiducia dei consumatori è rassicurante circa la possibilità che la spesa delle famiglie possa proseguire nel trend di sia pur modesto e lento rimbalzo visto già nella prima metà dell’anno (i consumi di contabilità nazionale hanno fatto segnare un +0,1% t/t in ciascuno dei primi due trimestri del 2014, e sono tornati a crescere su base annua nei mesi primaverili come non accadeva da tre anni). Tuttavia, stante la fase di debolezza per l’export e gli investimenti, la crescita dei consumi è troppo modesta perché possa impedire un altro calo del PIL nei mesi estivi.



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