Una bad bank europea? Ora è tra gli obiettivi anche della Vienna Initiative che sul sito promuove un’azione per gestire in non performing loan nell’Europa centrale e Sud-orientale. Si ripropone, in altri termini, un auspicio che era contenuto in un recente studio il team di analisti di Mediobanca Securities capitanati da Antonio Guglielmi nel quale si prospettavano le condizioni per una bad bank europea dopo la AQR secondo lo schema della spagnola Sareb. Tale veicolo consentirebbe di liberare capitale in grado di finanziare fino a 4 punti di crescita dei prestiti.
COS’È LA VIENNA INITIATIVE
La Vienna Initiative, lanciata al culmine della prima crisi del debito europeo a gennaio 2009, è un coordinamento delle banche europee che mira a salvaguardare la stabilità finanziaria dell’Europa emergente. Si tratta di una piattaforma che mette insieme istituzioni finanziarie internazionali, autorità pubbliche e banche private. E oggi i partecipanti all’ultimo consesso del 23 settembre – a cui si sono uniti anche investitori e società di consulenza – si sono appellati a “una azione decisa, tempestiva e mirata sui npl, tenuto conto dei progressi fatti in merito grazie a vendite e write-off”.
SE I NPL DELL’AREA EXTRA-EURO RIACUISCONO LA CRISI
L’eccessiva presenza di asset distressed “distrae le banche dallo sviluppo di nuovo business. E poiché la Bce sta per concludere Aqr e stress test per le banche di importanza sistemica dell’Eurozona… diventa importante agire anche fuori dall’area euro”. Che dovrebbero studiare un meccanismo per gestire i crediti inesigibili. Per farlo è necessario mettere in piedi “gruppi specifici per Paese al fine di identificare e indirizzare gli ostacoli principali alla soluzione del problema npl e di proporre potenziali rimedi”. Tra le strategie suggerite, c’è un “miglior coordinamento delle ristrutturazioni extra-giudiziali delle aziende solvibili. Oltre ad azioni per accelerare gli aggiustamenti di bilancio dei creditori”.
LE LINEE GUIDA DELLA BAD BANK EST-EUROPEA
Sei banche presenti al meeting, Erste, Unicredit Austria, Raiffeisen, SocGen, Intesa Sanpaolo e Alpha Bank si sono impegnate a stabilire le linee guida nei prossimi mesi, appellandosi alle altre affinché facciano lo stesso. Negli obiettivi c’è la creazione di società di gestione degli asset, possedute e gestite da privati, laddove sia necessaria una ristrutturazione completa del settore bancario. E deve essere spinta anche la vendita di asset distressed, con il contributo di investitori che possano dare vita a un mercato secondario più liquido per questi asset. È anche necessario armonizzare gli standard locali di definizione degli npl, la cui dimensione complessiva è rilevante e quindi suggerisce la necessità all’azione, ma non se restano segregati nei confini nazionali. A novembre, alla prossima riunione della Vienna Initiative il quadro potrebbe essere più chiaro, così come i confini della bad bank dell’Europa emergente.