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Monsignor del Portillo, una vita per la Chiesa e l’Opus Dei

Si è tenuta giovedì scorso, nell’Aula Magna della Pontificia Università della Santa Croce (PUSC), a Roma, la prima presentazione del volume sulla vita e l’opera di Mons. Álvaro del Portillo (1914-1994), primo Prelato dell’Opus Dei, dopo la promulgazione, da parte di Giovanni Paolo II, della Bolla Ut sit (1982), che ha permesso nel 1983 la costituzione dell’omonima Prelatura personale.

Con il titolo di Álvaro del Portillo. Il primo successore di san Josemaría alla guida dell’Opus Dei (Edizioni Ares, Milano 2014, pp. 760, € 22), questa prima biografia completa dell’ingegnere e sacerdote spagnolo che più di ogni altro ha compreso e continuato l’opera di Josemaría Escrivá (1902-1975), sacerdote anch’egli spagnolo che è stato canonizzato da Papa Wojtyla nel 2002, coincide con l’imminente beatificazione dello stesso del Portillo, che avrà luogo a  Valdebebas (Madrid), il prossimo 27 settembre. L’autore del libro è Don Javier Medina (Bilbao 1950), postulatore della causa di beatificazione di mons. del Portillo subentrato a mons. Flavio Capucci dopo la sua scomparsa, circa un anno fa, il quale presenzierà anche alla seconda presentazione della biografia, che si terrà oggi, lunedì 22 settembre, a Milano.

SANTO E… RETTORE DI UNIVERSITA’.

La presentazione romana del libro di Medina non si è tenuta a caso nella Pontificia Università della Santa Croce perché, Mons. del Portillo, seguendo un desiderio dello stesso Escrivá, è stato il fondatore e, in pratica, il primo rettore (cioè, per un quasi un decennio, il “Gran Cancelliere”) di questo prestigioso ateneo, nato nel cuore di Roma nel 1984.

La monumentale opera edita dalla milanese Ares si divide in tre parti, la prima (pp. 19-138) dedicata all’infanzia ed alla giovinezza di Don Álvaro (1914-1939), la seconda, la più consistente, che narra i quasi quarant’anni (1939-1975) da lui vissuti affianco di san Josemaría (pp. 139-349) e, infine, la terza parte, intitolata Padre e Pastore (1975-1994), che illustra, anche con le numerose fotografie pubblicate nell’Appendice documentale (pp. 567-629), l’opera di governo di mons. del Portillo, compresa anche la costituzione (e costruzione materiale della sede) della PUSC (pp. 351-540).

Alla presentazione di Roma sono intervenuti Mons. Javier Echvarría, che è l’attuale Prelato dell’Opus Dei, il Cardinale Francesco Monterisi, Arciprete emerito della Basilica di San Paolo, che è citato in diversi frangenti nel libro di Don Medina, il teologo e saggista padre Antonio Maria Sicari, la storica contemporaneista Emma Fattorini e, infine, la direttrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma Maria Vittoria Marini Clarelli. Ha moderato gli interventi il direttore delle Edizioni Ares e della rivista Studi Cattolici Cesare Cavalleri.

IL CONTRIBUTO AL CONCILIO VATICANO II.

Nel suo intervento, il cardinale Monterisi ha ricordato innanzitutto l’importante contributo dato da Mons. del Portillo ai lavori del Concilio Vaticano II, «con notti passate a leggere, studiare e comporre testi e pareri: è stato mirabile il suo lavoro per la redazione del Decreto Conciliare Presibeterorum Ordinis», approvato dalla solenne assise episcopale il 7 dicembre 1965.

Il carmelitano Antonio Maria Sicari, durante il suo intervento, si è soffermato invece sull’eccezionale rapporto di amicizia e lealtà che ha legato san Josemaría Escrivá e il futuro beato, nato dall’«incontro felice tra un Fondatore ricco di carisma e di passione e un primo discepolo, presto riconosciuto come tale. Il nome che deve essere dato a questo “incontro felice” è la parola “fedeltà”, ma intesa in senso molto profondo e bidirezionale, che va, cioè, dal Fondatore-Padre al discepolo-Figlio e dal discepolo-Figlio al Fondatore-Padre».

PROMOTORE DELLA “FORME NUOVE” DELLA VITA CRISTIANA.

Va ricordato in proposito come, il 25 marzo del 1947, Mons. del Portillo fu nominato segretario della Commissione per gli Istituti secolari nell’allora “Sacra Congregazione dei religiosi”, In tale sua veste, egli aiutò non solo il procedere dell’itinerario giuridico dell’Opus Dei, ma anche molti ecclesiastici ed istituzioni che, a quel tempo, incontravano non pochi problemi, a motivo delle difficoltà, vissute peraltro dalla stessa Opera, d’inquadramento ecclesiastico e canonico. Don Medina, in particolare, riporta alla luce, fra i tanti documenti inediti, anche una lettera scritta dal futuro Beato, il 2 settembre del 1949, a monsignor Roberto Ronca (1901-1977), rettore del seminario di San Giovanni in Laterano tra il 1931 e il 1948 e, in seguito Prelato di Pompei (1948-1955). Mons. Ronca, era a quel tempo impegnato con non poche problematiche nella fondazione degli Oblati e delle Oblate della Madonna del Rosario, congregazione religiosa di intensa spiritualità mariana che, alla fine, fu ufficialmente fondata, come “Pia unione sacerdotale” con decreto del Prelato di Pompei del 7 maggio 1949 ma, destituito ingiustamente dal suo incarico il Vescovo romano, entrambi i rami furono soppressi con “Decreto commissariale” del 16 maggio 1956 (cfr. Giuseppe Brienza, Identità cattolica e anticomunismo nell’Italia del dopoguerra. La figura e l’opera di mons. Roberto Ronca, D’Ettoris Editori, Crotone 2008).

Dopo aver offerto a Mons. Ronca tutto il suo aiuto, l’allora segretario del Portillo, scrisse con grande discrezione ed apertura d’animo a lui ed al suo segretario, don Claudio Righini: «Sua Eccellenza e Lei sanno che sono sempre a loro disposizione, per aiutare in quel che potrò, nell’ambito giuridico, pur ricordando che lo spirito e l’interna organizzazione è per me campo vietato, giacché in questo lo Spirito Santo illumina direttamente e solamente il fondatore di ogni Istituto, che deve dare la propria e specifica spirituale fisionomia alla sua opera: quella generica invece si trova nelle leggi proprie emanate dalla Chiesa per tutti gli Istituti, e in questo aiuterò, volentieri, se S. Eccellenza lo ritiene opportuno» (cit. in Javier Medina, Álvaro del Portillo. Il primo successore di san Josemaría alla guida dell’Opus Dei, op. cit., p. 670, nota 121).

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