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Né partito unico né bipolarismo

L’idea di Berlusconi di fare con il PD di Renzi un partito unico trova ampi spazi nella stampa. Tutti i commenti sono improntati a scetticismo che questo disegno possa materializzarsi. E noi siamo d’accordo!

Ma il punto non riguarda la” fattibilità'” dell’idea berlusconiana ma le questioni di fondo che pone. Una tale proposta era inimmaginabile qualche tempo fa e sarebbe stata interpretata come un insulto dal popolo dei democratici e dai forzisti come una ennesima boutade del loro imprevedibile condottiero.

Ma oggi nell’era del renzismo, del patto del Nazzareno, della definitiva liquidazione della politica e dell’oblio della storia tutto questo non crea scandalo. Il partito unico tra PD e FI non si farà ma il fatto di averlo pensato è il segno che son cadute le distinzioni e il tutto è incanalato verso un sistema paese che poggia su capi carismatici che fanno volentieri a meno del fardello delle istituzioni democratiche fastidiose e dannose.

Sembrano svanire le lotte “epiche” di Berlusconi contro i comunisti e quelli dei partiti derivati del PCI contro Berlusconi. Visto che quegli scontri sono stati la ragione di vita delle due formazioni che prospettavano due mondi diversi alternativi c’è da chiedersi se le alternative sono scomparse ed il mondo è divenuto uno solo!

Ma le alternative fra metodi e disegni diversi non potranno mai scomparire! Nessuno può omologare tutto in nome non di disegni alti ma nella supponenza di essere unti e superdotati.
Le nostre riflessioni riguardano la sopravvivenza o meno della democrazia che vive attraverso la pluralità delle formazioni sociali, delle idee della diffusa responsabilizzazione, dei confronti anche accesi. Tutto questo consente a un Paese di essere comunità di cittadini. L’autarchia delle idee, patti fra “capi” sono accordi fra solitudini che infrangono, la vitalità di una comunità. Da queste considerazioni è chiaro che c’è molto spazio per costruire. Non ci rassegniamo al bipolarismo e tanto meno al partito unico.

Non si tratta di discutere sulla ipotetica terza via. Non è questo il problema. Vi è molto da fare. Vi è un attesa enorme per costruire una società libera che si ribella a iniziative soffocanti per costruire con le proprie forze un futuro di fatti senza il frastuono delle promesse e l’ossessione delle parole “in libertà'”.



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