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Perché la produzione industriale s’ammoscia. Report Intesa

Italia. Dopo il rimbalzo di giugno, la produzione industriale è tornata a calare ben oltre le attese a luglio, di -1% m/m. Su base annua, l’output è tornato in territorio negativo sia in termini grezzi (-1,9%) che su base corretta per gli effetti di calendario (-1,8%, ai minimi da un anno). Il livello della produzione è più basso di quasi il 26% rispetto ai picchi pre-crisi.

Anche il dettaglio per raggruppamenti principali di industrie è negativo, in quanto il calo è generalizzato e riguarda in particolare beni di consumo (-2,4% m/m) e beni capitali (-2,1% m/m), ovvero le componenti più correlate all’andamento della domanda domestica per consumi e per investimenti; anche l’energia, che negli ultimi mesi si era mossa in controtendenza con l’indice generale, torna a contribuire negativamente (probabilmente condizionata dal clima), e risulta il comparto con la flessione più accentuata su base annua (-3,9%).

Lo spaccato per settore di attività economica resta molto differenziato, ma pesano crisi “strutturali” in alcuni comparti. All’interno del manifatturiero, su 13 settori 6 registrano una variazione tendenziale positiva (spicca il +4,8% di computer ed elettronica, il +3% dei prodotti farmaceutici e il +2,9% dei mezzi di trasporto) e 7 una negativa (da notare i cali a due cifre delle apparecchiature elettriche e del coke e prodotti petroliferi raffinati, che si confermano di gran lunga i comparti più colpiti).

In sintesi, sebbene le variazioni congiunturali della produzione industriale nei mesi estivi risultino sempre molto volatili, il calo di luglio è preoccupante perché: 1) a differenza di quello di maggio, non dipende da fattori una tantum (ponti festivi); 2) appare legato non solo al minor traino dall’export ma anche a una rinnovata debolezza della domanda interna; 3) le indicazioni prospettiche dalle indagini sono assai meno incoraggianti rispetto a qualche mese fa. L’unico sollievo viene dalla tenuta di alcuni settori (elettronico, farmaceutico, mezzi di trasporto).

Il dato segnala che è possibile che anche nel 3° trimestre (come nei primi due di quest’anno) si possa vedere un PIL negativo: la produzione industriale è in rotta per una flessione di -0,9% dopo il -0,4% t/t precedente, il che segnala che il contributo al valore aggiunto dall’industria sarà più negativo che nel trimestre primaverile, e difficilmente i servizi e le costruzioni potranno compensare tale debolezza.



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