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Perché siamo ancora in deflazione. Report Intesa

L’inflazione è rimasta stabile a settembre, a -0,1% in base all’indice NIC (ai minimi dal 1959) e a -0,2% secondo la misura armonizzata Ue (ai minimi storici). Nel mese i prezzi sono calati di tre decimi sull’indice nazionale mentre sono saliti di 1,8% m/m sull’armonizzato (che risente del rientro dell’effetto dei saldi estivi, di cui l’indice NIC non tiene conto). Il dato è in linea con la nostra previsione (e lievemente inferiore alle stime di consenso).

Il CPI core (al netto di alimentari freschi ed energia) è anch’esso stabile ma su livelli positivi, a +0,5%; invariata (a zero) anche l’inflazione sui beni a più alta frequenza di acquisto. Il calo dei prezzi registrato dall’indice NIC nel mese è interamente ascrivibile alla flessione nei trasporti (-3% m/m, per via dei ribassi, di natura tipicamente stagionale, dei servizi di trasporto aereo, marittimo e ferroviario; in diminuzione, di -0,9% m/m, anche il prezzo della benzina); tipicamente stagionale (anzi meno marcato rispetto alla media di settembre: -0,6% m/m) anche il calo dei prezzi delle spese per il tempo libero, né si può dire che sia sorprendente (in quanto verificatasi in 9 degli ultimi 10 mesi) la caduta dei prezzi delle comunicazioni (-0,4% m/m, ancora una volta per via dei ribassi dei prezzi degli apparecchi di telefonia e per il trattamento dell’informazione).

Viceversa, sorprendono al rialzo i rincari dei servizi ricettivi e di ristorazione (+0,8% m/m), nonché degli alimentari (+0,2% m/m, per via dell’aumento dei prezzi dei vegetali freschi); in salita (ma meno accentuata rispetto alla stagionalità del mese: +0,6% m/m) anche i listini nel comparto istruzione. Su base annua, si confermano tre i comparti che evidenziano una tendenza deflazionistica: comunicazioni (-8,2%), spese per la casa (abitazione, acqua, elettricità e combustibili: -1,2%) e alimentari (-0,1%); 8 delle altre 9 divisioni mantengono un CPI tendenziale positivo, ma nessuna mostra rincari superiori all’1% (registrati ancora il mese scorso da due comparti, istruzione e mobili/articoli per la casa). In prospettiva, l’inflazione potrebbe tornare in positivo già da ottobre, “aiutata” dai rincari delle bollette di luce e gas; tuttavia, sia negli ultimi mesi di quest’anno che per tutta la prima metà del 2015 il CPI potrebbe attestarsi solo di qualche decimo al di sopra dello zero.

Il tasso di disoccupazione è tornato a scendere a sorpresa al 12,3% ad agosto. E’ da maggio che il dato oscilla tra 12,3% e 12,6%. Si tratta comunque di livelli molto vicini al massimo storico toccato (al 12,7%) lo scorso novembre. Il calo è dovuto a un aumento degli occupati (+32 mila unità) a fronte di un calo (-50 mila unità) delle forze di lavoro (principalmente per via di un aumento degli inattivi: +32 mila unità). Segnali positivi vengono dal fatto che: 1) l’occupazione su base tendenziale risulta stabile dopo oltre due anni di calo; 2) il tasso di occupazione nel mese è salito di un decimo al 55,7% (un livello solo di poco superiore al minimo storico di 55,4%, ma comunque ai massimi da quasi un anno e mezzo).

Viceversa, preoccupante è il fatto che la disoccupazione nella fascia d’età 15-24 anni è tornata a salire, toccando un nuovo massimo storico al 44,2% (dal 43,2% di luglio): nell’Ue, solo Grecia e Spagna registrano una disoccupazione giovanile più elevata. In sintesi, il mercato del lavoro è risultato molto volatile negli ultimi mesi, ma sembra di poter dire che il peggio sia passato e che l’occupazione sia in via di stabilizzazione. D’altra parte, visto che ancora non si è materializzata una vera e propria ripresa del ciclo, nemmeno ci attendiamo un trend di calo apprezzabile rispetto agli attuali livelli, che restano molto vicini ai massimi storici. Inoltre, la crisi continua a pesare in maggior misura sui giovani.


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