Oggi per puro caso ho ascoltato una canzone di Renato Zero dal titolo “Manichini” e l’associazione mentale che ne è seguita ha riguardato lo stato delle cose nella Politica italiana. Pensando a come i politici spesso ragionano, di questi tempi, ma a dirla tutta, da decenni ormai, ho subito avuto quest’idea: non ragionano (spesso) ma si muovono o si appoggiano come dei manichini.
L’immagine è anche quella del famoso quadro di De Chirico, dove due manichini si sostengono a vicenda, appoggiandosi l’uno all’altro. E questo è un po’ il senso del tutto: ragione, sentimento, onestà, voglia di fare. Un essere umano le ha, un manichino no.
E quando un uomo rinuncia a queste qualità, o dimentica di averle, allora la sua esistenza è via via più sterile e vuota, proprio come quella di un manichino. Ma non è un processo irreversibile, si può guarire. Basta tornare a fare appello alla propria anima, alle proprie idee e alle proprie convinzioni.
Dice la canzone che il manichino è mosso non si sa bene da chi, dal Diavolo o da Dio, da altri uomini o da altri manichini, ma questo gioco durerà fin tanto che “il manichino” lo vorrà.
“Manichini,
Senza volto, senza età!
Manichini,
Nelle mani, di chi è manichino, già!
Manichini,
In vecchie facce!
Manichini, noi!
Manichini,
Saremo sempre, fino a quando lo vorrai!”
Poiché se uno fa appello alla propria umanità sono certo che certe cose non accadrebbero. Dalle cose più piccole, seppur brutte a quelle più grandi e devastanti.
“Ma c’è la tua coscienza,
E prima o poi, la spunterà!”
E non c’è una sorte unica e prestabilita, il manichino sarà manichino fino a quando lo vorrà, ma se si appella alla coscienza allora qualche cosa può cambiare, e infatti:
“E’ un fedele amico,
Fino a quando scoprirà,
Che può andare solo
I primi passi, muoverà! “
Smettiamo di essere manichini e ritorniamo ad essere uomini.