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Renzi, l’establishment e l’aria nuova

C’è un gran lavorio in questi giorni sulla stampa italiana. Dopo mesi di endorsement pro-Renzi, sembra essere iniziata la caccia grossa all’attacco, al distinguo, alla bubola dell’ennesimo gufo.

Più che cronaca appare un’ossessiva smania. Eppure più si enfatizza “l’uomo che morde il cane”, più si esalta la forza e la portata del renzismo. Forza che non si misura dai consensi (per gran parte, falsie come il premier sa bene, sempre pronti a valutare nuove convenienze) ma dall’assenza di alternative culturali, politiche e ideali credibili.

Da qui il fermento. Nell’era Berlusconi l’appiglio per gli «anti» era un gioco da ragazzi. Si andava dal cosiddetto e siffatto “partito di Repubblica”, agli intellettualoidi girotondini, alla “fazione” mancina d’Oltretevere (sempre autorevolmente rappresentata e ben attrezzata). Roba pesante, arcigna, vigorosa.

Oggi è tuta ‘nata storia. L’avvento del renzismo non poteva che condurre a una mono-cultura politica. Il centrodestra, combinato come è combinato, non ha avuto né sapienza di unità né, tantomeno, capacità di proposta. La situazione sociale ed economica reclamava speranza anche “a buon mercato”. E la sinistra, forse per la prima volta nella sua storia, conquistata da un vero “padrone” (almeno nei consensi!).

Quel Renzi che oggi sembra far paura a quanti lo hanno “utilizzato” per combattere Belusconi e superare la vecchia nomenclatura PCI-DC, riassume in sé maggioranza ed opposizione: guida un partito di sinistra e promuove politiche di destra. Presiede un dicastero monocolore PD e governa con i voti (talvolta determinanti) di Forza Italia.

Sintesi di quella “cultura democristiana” che l’Italia ha per decenni sostenuto, appoggiato e “benedetto” con il voto. Ma che l’elite progressista italiana (da alcuni direttori di TG e giornali, ad alcuni influenti industriali) ha da sempre detestato e da cui, con una certa ansia, ha bisogno, in ogni modo, di affrancarsi.

Da qui il lavorio per cercare aria nuova, la sponda dell’anti, l’alternativa “incredibile”. Una corsa talmente sguaiata ed ansiogena da assurgere a rango di notizia (persino da titoli di apertura) la ripicca di chi non va alla festa del suo partito perché invitato con un (solo) sms o le illazioni di chi vede gli immigrati solo come possibili veicoli di malattie e negli Stati ospitanti (spesso, loro malgrado) improbabili connivenze nella prospettiva di possibili epidemie.

Se questa è l’aria nuova….


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