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Articolo 18 e Statali, tutte le colpe della sinistra e dei sindacati bacchettati da Renzi

Possiamo affermare a piena voce rivolgendoci al premier Renzi: hai capito tutto, vai avanti!!!
Non è uno slogan pro Renzi, ma un richiamo generazionale ad imporre un’agenda politica asfaltante a tutti quei residui della “Italietta” da concertazione sociale.

Il ricatto politico in atto da parte dei residui fissi delle Repubbliche, quelli difficili da smacchiare poiché sono divenuti adesivi della politica e del sistema sindacale, porta una matrice storica con sé, l’inviolabilità del baluardo che alimenta tutt’ora il sistema della sinistra storica italiana, fondata sul lavoro degli altri per loro.

Questi signori dei diritti – negati ai milioni di lavoratori italiani a casa per colpa soprattutto loro, – vorrebbero negoziare l’intoccabilità dei contratti collettivi pubblici, dei dipendenti della PA e di quei sindacalisti che ormai campano a sbafo sulle spalle degli iscritti e coprono buona parte del marcio nell’amministrazione.

Non includiamo qui i lavoratori delle industrie e delle imprese italiane, anche perché sappiamo benissimo che essi stanno o con Landini o in cerca di un lavoro per sopravvivere al fallimento della politica economica e industriale nazionale. Infatti, nessuno dice nulla a Marchionne e a tutti gli industriali espatriati, erano i sindacati e la politica ad aver bisogno della Fiat e del resto delle industrie nazionali nei primi anni novanta, altrimenti sarebbero falliti subito.

Ecco il rifiuto alla vendita a General Motors, compreso il piano strategico del Pds per la conquista dello Stato italiano nel 1994. La cancellazione dello sciopero generale sarebbe stato un ricatto a doppio taglio per loro tutti: come giustificare che spendiamo milioni di euro per cappellini, bandiere e trasporti quando i nostri ex iscritti non hanno neanche da mangiare? E quando chi versa le quote sono solo i lavoratori pubblici? Difendiamo chi non ha più un lavoro o chi ce l’ha e lo fa pure male, se non proprio tra chi è nei sindacati?

Bersani, Fassina, Camusso, Civati, Bonanno e Angeletti, quant’altri continuano a difendere l’indifendibile, ossia i diritti che loro stessi hanno negato a chi prima il lavoro lo aveva, vorrebbero tutelare l’art. 18 dello statuto dei lavoratori a quale costo? Lo sanno i signori del lavoro che i lavoratori italiani sono i più tutelati al mondo? Che lo statuto obbliga le imprese a tenere un esperto del diritto del lavoro proprio per capire come arginare i sindacati? Lo sanno che buona parte delle imprese italiane sono per scelta confezionate sotto il numero 15 dipendenti per non trasformarle in incubo d’impresa?

Qualunque lavoratore negli ultimi tempi potrebbe votare contro i sindacati. Facessimo un referendum sullo statuto dei lavoratori ne vedremmo proprio delle belle!
Perché i difensori del lavoro, da Bersani che garantiva il lavoro al suo staff a carico del partito ai sindacalisti di punta, nel 2008 non iniziarono a versare parte delle loro risorse in un fondo nazionale di tutela dei lavoratori?

Perché non dismisero le loro proprietà immobiliari per creare ammortizzatori di sussistenza pubblica visto che non si potrà finanziare in eterno la cassa integrazione? Perché non la smettono di fare operazioni finanziarie internazionali e costruire scatole societarie chiuse per sistemare i figli e i compagni della lotta per la loro pagnotta? Quando vorranno finirla di creare imbuti sulle assunzioni pubbliche in base alle quote di rappresentanza quasi fossero clan o cartelli? Fin quando vorranno non comprendere che la riforma della PA e del lavoro non è per i lavoratori ma per coloro che da anni con dignità se lo sognano, a Nord, Sud, Est e Ovest?

Ecco cosa manca ai vari “sinistrati” e “sindincastrati”. La dignità di dire che hanno fallito storicamente, non essendo riusciti a rappresentare quello per cui sono stati portati lì e per essere ormai incapaci di proporre un sistema strategico nazionale sul lavoro altrui.

Checché se ne dica, Renzi ha capito che più codesti “difensori” sbraitano e ricattano, più gli italiani desiderosi di un lavoro gli riconosceranno di aver restituito loro almeno la dignità di poter guardare i figli negli occhi, a testa alta, a tavola.



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