Il New York Times non può certo essere preso come indicatore della posizione ufficiale del governo americano, ma certo un qualche peso all’interno della classe dirigente lo ha. Ebbene una delle firme di punta del giornale, il corrispondente estero Roger Cohen, ieri ha preso la penna per dire che, tutto sommato, se la Scozia abbandonasse l’Inghilterra non sarebbe una tragedia. Anzi: “il buon senso e la tolleranza che hanno contrassegnato l’unione alla fine prevarrebbero anche lungo il nuovo confine”.
L’esito del referendum del 18 settembre è tutt’altro che scontato, ma per Cohen è chiarissimo che il responsabile numero 1 di questo “show-down” è David Cameron.
Commenti al vetrolio quelli che l’osservatore americano riserva al leader conservatore, che pure aveva ricevuto al Vertice Nato del Galles un assist unionista (piuttosto di prammatica, a dire il vero) da parte di Obama. Il premier, nativo londinese, secondo Cohen è proprio “l’emblema della Londra rigonfia di danaro che ha perso contatto con il resto del Paese”.
Per concludere che “la mancanza di connessione con la gente comune e la tendenza al garrulo monologo da venditore” di Cameron sanno di “protervia da piccola Inghilterra” e dunque gli “Scozzesi hanno tutto il diritto di rendere l’Inghilterra tanto piccola quanto dimostra di essere”.