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Sinodo sulla famiglia. Chiesa al bivio: o Mosè o Aronne

Le statistiche parlano chiaro: la percentuale di matrimoni gay nei paesi dove è stato introdotto per legge il matrimonio tra persone dello stesso sesso, è irrisoria rispetto al totale delle unioni. E anche in valore assoluto, si tratta di numeri tutto sommato modesti. Questo a riprova del fatto che spesso e volentieri la realtà è ben diversa da come viene raccontata, e che obiettivi e interessi delle varie lobby sono forse altri rispetto a quelli dichiarati. Lo tengano presente i 253 partecipanti al prossimo Sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia. Perché c’è qualcosa che non torna nei discorsi che si sentono, soprattutto sulla questione dei divorziati risposati. Punto primo: di che cifre stiamo parlando? Siamo proprio sicuri che ci sia tutta questa folla che bussa alle porte delle chiese? O non piuttosto che si tratti di una minoranza, la cui situazione viene surrettiziamente enfatizzata dal partito di quanti, in primis dentro la chiesa, premono perché si cambi la dottrina essendo questo, e solo questo, l’obiettivo? Punto secondo: il refrain che va per la maggiore suona più o meno così: se la gente divorzia e si risposa, e soffre non potendo fare la comunione, è innanzitutto la chiesa che deve fare mea culpa, ovviamente rivedendo la sua posizione sul tema. Un refrain che fa tutt’uno con un’idea di misericordia un po’ parziale, che a sua volta veicola una visione altrettanto parziale del fatto cristiano in quanto tale (e di conseguenza della missione della chiesa). Cristo non è venuto a predicare l’amore di Dio e basta. Cristo è venuto a salvare gli uomini, predicando sì l’amore di Dio ma ai peccatori, cioè ad ogni uomo che ha camminato, che cammina e che camminerà sulla faccia della terra dal momento, come dice S. Paolo, che “tutti hanno peccato”. Con un cristianesimo di sola Caritas, che non sia cioè una Caritas in Veritate, si rischia di ritrovarci le chiese e le piazze un po’ più piene per una rinnovato feeling con la chiesa cattolica, ma di gente non ha nessuna intenzione di cambiare vita perché tanto Dio è misericordioso (oltretutto, se è per questo anche Allah è misericordioso). Siamo sicuri allora che la soluzione della questione dei divorziati risposati consista semplicemente nell’abbassare l’asticella? O non piuttosto che occorra aiutare le persone a superarla, l’asticella, rievangelizzando la società? Detto altrimenti: è il modello Aronne che la chiesa vuole seguire, mettendosi dalla parte del popolo, o non piuttosto il modello Mosè, che al contrario scelse di stare dalla parte di Dio, guidando il popolo dove e come Lui voleva?



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