Non conosce sosta l’ascesa dell’Isis, lo stato islamico che in questi mesi ha seminato il terrore in Iraq e Siria, arrivando a controllare con la violenza gran parte del territorio. Un’escalation che è costata sofferenza e morte di centinaia di profughi, in gran parte cristiani, ma anche di tre occidentali decapitati, la cui uccisione è stata poi resa pubblica con dei video di propaganda.
Per comprendere fino in fondo le ragioni della instabilità del Medio Oriente e della contrapposizione tra sciiti e sunniti, è utile fare un salto indietro nella storia, e ritornare al 632 d.c., anno della fine della vita terrena del Profeta Mohammed (Maometto).
Subito dopo la morte di Maometto si pose il problema della successione a capo della comunità: una parte dei credenti riconosceva in Ali (cugino e genero di Maometto) il successore designato, ma la maggioranza della comunità riteneva che non ci fosse stata alcuna designazione da parte di Maometto e che spettasse alla comunità l’elezione del “primo califfo“.
LE DUE FAZIONI
Da qui la scissione tra le due fazioni: da una parte gli Shi’atul Ali (la fazione di Ali) meglio conosciuti come sciiti, e dall’altra i sunniti (elettori del “primo califfo“) così chiamati in virtù della grande importanza attribuita alla “Sunna“, ovvero la tradizione del Profeta.
Secondo l’Islam Sciita, il successore del profeta non è il califfo ma l’Imam, letteralmente “persona che sta davanti“, colui che guida la comunità islamica negli affari spirituali, politici, materiali e sociali, immune dagli errori, perché guidato dalla volontà divina.
FOCUS SUI SUNNITI
Per i sunniti invece il successore del profeta è il califfo, considerato come il guardiano della Shariah, che gode del potere temporale e non di quello spirituale. A differenza degli sciiti che riconoscono all’Imam valori specifici d’ordine divino (trasmissibili per via ereditaria), i sunniti riconoscono all’Imam solo il ruolo di colui il quale dirige la preghiera pubblica.
Sciiti e sunniti sono le due principali “famiglie“ della comunità islamica, storicamente i sunniti sono da sempre in maggioranza e rappresentano circa l’80% della popolazione musulmana, mentre invece gli sciiti sono solo circa il 15%. Esistono inoltre una serie di scuole giuridiche (Madhhad) e correnti in cui si articolano la compagine sciita e sunnita.
LA GEOPOLITICA DEGLI SCIITI
Ma come sono distribuiti gli sciiti nel mondo musulmano? Il Paese per eccellenza a maggioranza assoluta sciita è l’Iran, troviamo sempre in maggioranza gli sciiti in Iraq, Bahrain e Azerbaijan, c’è inoltre una cospicua presenza sciita in Libano (hizb Allàh, partito di Dio) in Kuwait e nello Yemen (zayditi). Si trovano inoltre minoranze in Arabia Saudita, Siria (alawiti), Afghanistan, Palestina, Turchia, Pakistan e India. Nel caso della Siria, seppur la maggioranza della popolazione è sunnita, la famiglia Assad, appartenente alla minoranza sciita alawita, governa dal 1970.
LO SCENARIO DI DI NOLFO
Si spera che si avveri lo scenario delineato dal professor Ennio Di Nolfo in una intervista a Michele Pierri su Formiche.net, quando ha auspicato che le due grandi potenze della regione – l’Iran sciita e l’Arabia Saudita sunnita – definiscano le basi di una intesa.