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Tutti i rischi per Kiev nel braccio di ferro energetico con la Russia

Non è una pace, ma una tregua armata e puntuta. I caccia russi hanno recentemente violato gli spazi aerei occidentali a un ritmo ben superiore al solito: 68 casi in Lituania, cinque in Estonia, 150 in Lettonia, e poi in Romania, Regno Unito, Paesi Bassi, Finlandia. La Svezia ha registrato il più serio caso di sconfinamento degli ultimi otto anni.

E mentre il presidente ucraino Petro Poroshenko visitava Ottawa e Washington il 17 e il 18 settembre – scrive il Financial Times -, un aereo russo entrava nella zona di identificazione canadese-statunitense, sedicesimo evento registrato in soli due mesi.

Un tweet di @NatoSource rilancia le notizie, confermando che si tratta non di errori, ma di provocazioni. Anche sul campo, i segnali sono sempre vivaci. Mentre nella città orientale di Kharkiv il 28 settembre la folla ha abbattuto l’ennesima statua di Lenin, la sera stessa intorno all’aeroporto di Donetsk sono ripresi gli scambi di colpi d’arma da fuoco.

IL GAS BASTERA’?

Il 2 settembre era entrata in funzione a Vojany-Uzhgorod una stazione slovacca di ripompaggio di gas (reverse flow) verso l’Ucraina. La Russia ha rapidamente ridotto i flussi verso la Polonia e altri Paesi, che hanno dovuto quindi interrompere i ripompaggi. Dopo un accordo con Gazprom, il 25 settembre anche l’Ungheria di Viktor Orbán ha chiuso i suoi rubinetti verso Kiev. Nel frattempo un po’ di riserve sono state accumulate per affrontare l’inverno. Secondo il KyivPost, occorrono 33 miliardi metri cubi per superarlo senza grandi danni e finora l’Ucraina ne ha accumulati 17 nei suoi depositi. A oggi, la Slovacchia rimane l’ultimo Paese che fornisce ancora un po’ di ripompaggio. Vi sono anche segnali contrari, più ottimisti. Il 26 settembre il Commissario europeo per l’energia uscente, Günther Oettinger, ha annunciato a Berlino l’accordo, ancora da perfezionare, con il ministro russo Alexander Novak e con quello ucraino, Yuri Prodan, che prevede un pagamento alla Russia di circa 3,2 miliardi euro entro la fine dell’anno per assicurare l’approvvigionamento di gas all’Ucraina (e all’Europa) durante l’inverno, senza attendere la sentenza della Corte d’arbitrato di Stoccolma sui pagamenti dovuti.

LA GUERRA ASIMETTRICA

Nel frattempo da parte russa si registrano nuovi tentativi di rimessa in discussione dell’Accordo di associazione tra Ucraina e Unione europea (ratificato dal Parlamento ucraino e dal Parlamento europeo il 16 settembre, con deroghe nei tempi di applicazione), e varie schermaglie di tipo generale: il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov invocava il 27 settembre un nuovo reset delle relazioni tra Washington e Mosca. Mentre in Italia, in un convegno organizzato il 25 settembre a Torino da Banca Intesa Russia, si è sottolineata nuovamente la necessità di ridurre o interrompere le sanzioni.

POCHI AIUTI

In Ucraina il clima non è sereno. La visita di Poroshenko a Washington si è risolta con grande sostegno politico ma aiuti limitati e “non letali” (non ci possiamo difendere con le coperte, ha detto il leader ucraino). Se l’Unione europea sottolinea che gli scambi con l’Ucraina sono aumentati del 25% nel periodo maggio-giugno 2014 rispetto all’anno precedente, è anche vero che il segretario al Commercio Usa, Penny Sue Pritzker, ha confermato che gli aiuti e la cooperazione attendono innanzitutto immediate riforme domestiche, in particolare nel contrasto alla corruzione. Il Paese ha ricevuto prestiti dalla Banca Mondiale e finanziamenti diretti per diverse centinaia di milioni di euro da Unione europea e Stati Uniti, ma la situazione interna resta incerta.

IL GENERALE INVERNO

Un’analisi pubblicata su Foreign Affairs disegna il ritratto di un Paese in estremo affanno e a rischio di stabilità. Valore della moneta in caduta libera, stipendi miseri che non riescono a pagare luce e gas, risparmi su ogni cosa con la televisione che spiega agli abitanti come cucinare pasti low-budget oppure con l’uso della legna, negozi che non riescono a smerciare i beni, strade con sempre meno auto. Il Paese ha già un piano per la chiusura delle scuole e degli uffici durante i giorni più freddi e per distacchi temporanei dall’elettricità. La rivista americana accenna a un autunno faticoso e a un inverno difficile da superare per la stabilità di un Paese in cui anche le forze dell’ordine perdono autorità.
Alcuni rapporti guardano anche oltre. L’Ucraina, a primavera, potrebbe arrivare stremata dal confronto con il generale Inverno e vivere una nuova campagna di protesta e di rivolta, con una successiva ripresa delle tensioni con i ribelli filo-russi e con Mosca.


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