In questi giorni i mercati finanziari, nel loro complesso, stanno soffrendo un brusca fiammata di volatilità, dopo un lungo periodo di sostanziale tranquillità. Nelle ultime 48 ore si è assistito tra gli investitori a fasi di panico e ad un crescente stato d’ansia comportamentale.
Premettendo che “panico” ed “euforia” sono stati d’animo difficilmente controllabili e forieri di rimpianti, proprio perché allontanano i “prezzi” dai “valori” fondamentali delle attività, cerchiamo di dare una lettura razionale dell’improvvisa e poco prevedibile, per velocità e consistenza, dinamica dei mercati.
Innanzitutto, stiamo osservando un progressivo deterioramento della congiuntura economica nell’area euro – per certi aspetti sorprendente – soprattutto dell’export, che negli ultimi 24 mesi era ripreso con decisione. Forse l’economia globale non è in grado di tollerare il progressivo ritiro delle misure straordinarie di stimolo monetario della banca centrale USA e la conseguente normalizzazione della politica monetaria?
Il forte ridimensionamento delle materie prime energetiche, petrolio soprattutto, causato da minor domanda e forte competizione sui prezzi per l’ingresso nell’export del “nuovo” produttore US, sta pesantemente condizionando le aspettative di inflazione (o meglio, deflazione), ritardando quindi gli investimenti e i consumi da parte di imprese e famiglie. Riteniamo che il tema centrale sia proprio questo: aspettative deflattive che si autoalimentano, posticipando consumi, investimenti e crescita.
Senza dubbio anche i rischi geopolitici nell’area mediterranea e medio orientale insistono su un aumento nel percepito di incertezza.
Da ultimo, ma non per importanza, evidenze di conflittualità in seno alla Banca Centrale Europea, relative alle misure di intervento a supporto dell’economia, al ritardo nel loro dispiegamento e alla scarsa trasparenza nel metodo attuativo, rendono più instabile il quadro generale.
Occorre tuttavia tenere in considerazione, nonostante il deterioramento del clima:
1. l’entità delle liquidazioni di asset osservate suggerisce che il grosso della correzione del posizionamento possa essere avvenuto;
2. essendo l’atteggiamento delle banche centrali (in particolare della Banca Centrale Europea) una precisa concausa dell’attuale avvitamento, sembra lecito attendersi a breve una reazione, atta a riportare i mercati globali su un livello di attività e liquidità adatto a svolgere le loro funzioni, in particolare quella di canale di trasmissione delle politiche monetarie