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Garanzia Giovani, ecco un primo bilancio in Lombardia

Garanzia Giovani ha l’obiettivo di far vivere esperienze di formazione e lavoro ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono occupati e non studiano, l’UE ha messo a disposizione del nostro paese un miliardo e mezzo per il biennio 2014-2015. Come sempre la nostra macchina burocratica è partita con enorme ritardo e funziona tuttora a scartamento ridotto.

Il tempo perduto sarà alla fine di circa un anno, il che è sconcertante data la disoccupazione giovanile che si attesta al 44,2%, il peggior risultato del 1977. In Lombardia i giovani interessati sono 260.000 e le risorse disponibili 178 milioni per il biennio. La Regione Lombardia si è mossa ad onore del vero con tempestività applicando il meccanismo della “Dote Lavoro” che è in atto da tempo per la ricollocazione dei disoccupati ed anticipando le risorse che dovranno essere versate dall’INPS.

In questi giorni parte in Lombardia il nuovo regolamento che si uniforma alle regole nazionali. Si può tentare un bilancio di questi tre mesi di gestione “lombarda”. Secondo le informazioni diffuse dall’assessorato al lavoro sono stati 11.700 i giovani che hanno scelto operatori lombardi. I quali ne hanno presi in carico 4.377 collocandone effettivamente 2.369. Di questi 1.028 (48%) con contratto a termine rinnovabile che ha superato complessivamente i 6 mesi, 937 (34%) in tirocinio e 343 (15%) avviati all’apprendistato. Il numero dei giovani assunti invece a tempo indeterminato sono stati 61, pari al 3%. qualche riflessione ci sarebbe da fare anche alla luce dello scontro sull’articolo 18.

Il meccanismo di “Garanzia Giovani”, ancora farraginoso e soggetto a cambiamenti spiega le difficoltà dell’avvio anche da parte degli operatori accreditati ai quali è giusto chiedere un impegno maggiore. Peraltro nei loro confronti cui confronti, salvo alcuni servizi comunque retribuiti, vale il principio del pagamento a risultato. Va dato però atto alla Regione Lombardia di essere stato l’unica ad avviare il progetto passando dalla presa in carico burocratica all’offerta concreta di lavoro o di formazione. Saranno insufficienti le occasioni create ma il sistema lombardo ha risposto con tempestività: non bisogna dimenticare che la crescita non si vede ancora.

Il Ministero del Lavoro si è limitato sinora a informare sul numero dei giovani registrati in tutto il paese: al 9 ottobre erano 237mila di cui solo 53.800 presi in carico e “profilati” ( orribile neologismo che indicherebbe l’ individuazione delle potenzialità di lavoro del soggetto), ma nulla si dice dei risultati. Uno degli aspetti più vulnerabili del progetto è il basso profilo della comunicazione. Dovrebbe essere proposto ai giovani come una sfida: alla volontà di trovare un lavoro va accompagnata la consapevolezza di doversi costruire una professionalità spendibile sul mercato. E’ insufficiente limitarsi ad informare sugli aspetti burocratici come l’iscrizione, la presa in carico e la “profilazione”. Certo non si tratta del “New Deal di Roosvelt ma sarebbe il caso di dare a “Garanzia Giovani” un’identità politico-sociale più dinamica.

In ogni caso, rispetto alle regole applicate sinora in Lombardia qualcosa cambierà e non è detto che sia in meglio. Le nuove norme non considerano più come esito positivo i contratti a termine di durata iniziale inferiore ai 180 giorni e la cosa ha poco senso perchè il “Decreto Poletti” consente fino a 5 rinnovi. Il rischio è che si perdano occasioni di impiego inferiori a 180 giorni, che potrebbero però essere prorogate fino a trasformarsi a tempo indeterminato, con un danno sia per i giovani che per gli operatori. Se dopo quattro mesi, entro i quali dovrebbe essere offerta al giovane un’opportunità, il tentativo non andasse in porto la Regione renderà comunque disponibile il percorso di “Dote Lavoro” che già si rivolge all’intera platea dei disoccupati.

In materia di assunzioni valgono comunque due regole auree. La prima è quella che ben difficilmente un incentivi economico è efficace di fronte ad una norma considerata dall’imprenditore un rischio potenziale eccessivo. La seconda riguarda la chiarezza e, soprattutto il sovrapporsi di provvedimenti che finiscano per farsi concorrenza. Per questo è auspicabile che l’intervento per l’occupazione giovanile sia integrato razionalmente nel Job Act presentato dal Governo.



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