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“C’è chi dice NO!”

Si allarga sempre di più la mappa dei Sindaci “ribelli” contro il Ministro dell’Interno circa il divieto di trascrizione in Italia del matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrate all’estero.

Dopo Bologna e Roma arrivano i Sindaci dei Comuni diUdine, Milano, Roma e Napoli: in molti altri Comuni di piccole e medie dimensioni la pressione è sempre più alta.

Per Angelino Alfano i matrimoni di persone dello stesso sesso non sono conformi alle nostre leggi e quindi non si possono registrare in Italia. Per quelli già trascritti si procederà all’annullamento.

Nel botta e risposta a colpi di circolari, atti e disposizioni, esultano le lobby LGBT per la prima grande vittoria di una grande battaglia di civiltà per il riconoscimenti dei diritti gay in Italia.

Ci prendessimo il lusso di riflettere sul vero significato di questaazione dei Sindaci, prima di dire “giusto” “bello” “finalmente”?

E’ quantomeno bizzarra l’idea per la quale chi deve garantire l’applicazione di una legge (il Sindaco) sia al tempo stesso il primo a violarla: va bè che siamo nell’Italia dei “furbetti”, ma non si capisce perché tutte le volte che la “casta” approva leggi che, per esempio, aumentano a dismisura i propri emolumenti tutti esplodano in una ondata di disprezzo e di contrarietà, mentre in questo caso si registrano solamente applausi dei benpensanti e qualche maldipancia al silenziatore di qualche Vescovo o prete (ovviamente omofobi e retrogradi).

E’ stravagante e contorto anche il fondamento giuridico sul quale questi Sindaci intendano basare la decisione che parifica nei registri dello stato civile comunale le unioni omosessuali celebrate in altri Paesi alle nozze celebrate in Italia, chiaramente solo fra uomini e donne.

Non certo su un preteso appiglio alla Corte Costituzionale, visto che la Consulta, riflettendo la normativa del Codice civile, ha già scritto che il matrimonio «postula la diversità di sesso dei coniugi» e che le unioni omosessuali non possono essere paragonate al matrimonio tra un uomo e una donna; né a norme nazionali, tuttora inesistenti”.

E’ quindi evidente che ancora una volta si voglia far passare “lucciole per lanterne” e sperare che tutti quanti abbocchino senza ragionare.

L’iniziativa dei Sindaci “ribelli” è solo uno dei tentativi maldestri per scardinare l’ordinamento giuridico-legislativo italiano eintrodurre i matrimoni gay. Punto.
Questo è il tema vero, il resto sono cortine fumogene per accalappiare seguaci nel nome di una presunta difesa della giustizia e della libertà dell’uomo.
Dovremmo piuttosto attenerci ai fatti, che in questo caso sono quelli dettati dalla biologia.
Un essere umano per venire al mondo ha bisogno di un padre e di una madre, o almeno di un essere umano di sesso maschile e di uno di sesso femminile.  Tutto questo non è una scelta, né di destra, né di sinistra, né conservatrice, né progressista, tutto questo non è il frutto di un ragionamento ma nasce dal fatto di essere umani e di essere stati creati o concepiti dentro un corpo femminile, per poi essere allattati attraverso un corpo femminile.

“Prima di dire di sì ai matrimoni gay, – scrive Carla Falconi, blogger presso The Huffington Post – bisognerebbe essere chiari su questioni come l’utero in affitto o la compravendita di ovuli e gameti.

Le coppie omosessuali accusano la società e le leggi italiane di negare loro il diritto ad una paternità o ad una maternità che però è proprio la loro scelta omosessuale a rendere impossibile e poi gridano alla discriminazione se nel nostro Paese la legge non gli consente di ‘fabbricare’ figli solo per soddisfare un loro bisogno. Ma da chi sarebbero discriminati. Forse dalla biologia? I bambini nascono, non si fabbricano comperando ovuli o affittando uteri”.

Un appello ai Sindaci “ribelli” e a quanti li sostengono: abbiate il coraggio almeno di essere chiari e trasparenti, per favore, non ingannate i vostri cittadini con false azioni di civiltà, abbiate il coraggio delle vostre (presunte) ragioni.

Esposito Massimiliano – Davide Vairani
Circolo Voglio La Mamma Cremona-Mantova

 

 


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