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Così Bergoglio e Parolin dialogano con la Cina

Quale sia il numero esatto dei cattolici in Cina nessuno lo sa veramente. Secondo alcune stime, piuttosto attendibili, la Chiesa cattolica in Cina conterebbe tra gli 8 e i 16 milioni di fedeli. Una presenza, dunque, particolarmente significativa che risale ai tempi del gesuita italiano Matteo Ricci. Ma nonostante la previsione, a livello formale, di una certa libertà religiosa, chi vuole professare pubblicamente la propria fede deve attenersi alle regole di Pechino tanto che, a fianco della Chiesa in comunione con Roma, esiste una Chiesa nazionale, i cui vescovi sono scelti direttamente dalle autorità politiche cinesi. Ne conseguono numerosi casi di repressione perpetrati ai danni dei cattolici “romani” da parte delle autorità di Pechino. Si capisce, dunque, il perché la normalizzazione dei rapporti con la Cina sia da sempre una delle priorità nella “politica estera” della Santa Sede.

SULLE ORME DI BENEDETTO XVI
E’ stato Benedetto XVI, nel giugno del 2007 ad inviare una lettera significativa ai “cattolici cinesi”. Preoccupazione centrale della lettera del predecessore di Papa Francesco era l’unità della Chiesa di Cina e la sua indipendenza dal potere politico in modo da poter svolgere liberamente la propria “missione evangelizzatrice”. Benedetto XVI tendeva anche una mano alle autorità di Pechino, chiarendo come “la Chiesa non vuole cambiare la struttura dello Stato” proponendo, al contempo, una collaborazione con le autorità politiche nella nomina dei vescovi tenuto conto che la Chiesa “amerebbe essere completamente libera nella nomina dei vescovi”. Una lettera, quella di Benedetto XVI, definita dal cardinale di Pechino Zen come “una prima storica” che racchiude in se “amore per la verità e i suoi figli”. Un interesse, quello di Benedetto XVI per la Cina, dimostrato anche dalle parole pronunciate poco prima delle dimissioni di Papa Ratzinger da monsignor Celli, secondo il quale “presto Benedetto XVI twitterà anche in cinese”.

LA NOMINA DI PAROLIN ALLA SEGRETERIA DI STATO
La nomina del cardinale vicentino alla guida della Segreteria di Stato, al posto del salesiano Bertone, non è solamente una “concessione” alla grande scuola e tradizione diplomatica della Santa Sede. Essa risponde, infatti, ad un disegno ed una strategia ben precisa delineata da Papa Francesco. Parolin, già nunzio in Venezuela, non è infatti solo un grande esperto di America Latina ma ha anche una spiccata competenza per tutte quelle questioni legate ai paesi dell’Asia. E’ stato infatti proprio Parolin a seguire, durante gli anni trascorsi in Vaticano, i dossier relativi ai negoziati con il Vietnam e con la Cina stessa. Ed è stato sempre Parolin, secondo molti, il vero regista della lettera del 2007 di Benedetto XVI ai cattolici cinesi. Un’attenzione, quella del Segretario di Stato verso il mondo cinese, che ha trovato conferma in alcune dichiarazioni del successore di Bertone per il quale “la Santa Sede è a favore di un dialogo rispettoso e costruttivo con le autorità civili cinesi per trovare la soluzione ai problemi che limitano il pieno esercizio della fede ai cattolici in Cina”.

PAPA FRANCESCO, PRIMO PONTEFICE A SORVOLARE LA CINA 
E’ successo nel corso del viaggio di Papa Francesco in Corea del Sud a metà del mese di agosto. L’aereo che portava a bordo il successore di Benedetto XVI, diretto a Seul, ha attraversato lo spazio aereo cinese. Con l’occasione, come da tradizione, il pontefice ha inviato un telegramma al presidente cinese Xi Jinping nel quale si legge che “al momento di entrare nello spazio aereo cinese, rivolgo i migliori auguri a vostra eccellenza e ai suoi concittadini e invoco le benedizioni divine di pace e benessere sulla nazione”.

Un evento storico dal momento che in occasione dei due precedenti viaggi di un pontefice in Corea del Sud, i voli di Giovanni Paolo II non ottennero la necessaria autorizzazione dalle autorità cinesi. Un gesto di distensione verso un Papa che, alla domanda sul suo desiderio di recarsi in Cina, ha risposto: ”Se io ho voglia di andare in Cina? Ma sicuro: domani!”. E che, in una intervista col direttore del Corriere della Sera De Bortoli, ha affermato: “siamo vicini alla Cina. Io ho mandato una lettera al presidente Xi quando è stato eletto, tre giorni dopo di me. E lui mi ha risposto. Dei rapporti ci sono. E’ un popolo grande al quale voglio bene”.

VERSO UNA VISITA DEL PRESIDENTE CINESE XI IN VATICANO 
Secondo indiscrezioni la lettera di Papa Francesco sarebbe partita, tramite due emissari argentini, il 3 settembre. Un invito ufficiale al presidente cinese Xi per recarsi in Vaticano e “parlare di pace in un mondo multipolare”. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera la lettera sarebbe stata scritta dopo un incontro tenutosi a Santa Marta, nel corso del quale Francesco avrebbe detto: ”Io sono un clinico, ho già detto che voglio andare in Cina, ma sui temi dell’Asia il chirurgo è Parolin”. Ed è di pochi giorni fa il discorso pronunciato da Francesco ai nuovi vescovi: ”Come vorrei che i vescovi cinesi ordinati negli anni recenti fossero presenti. In fondo al cuore però auspico che non sia lontano quel giorno”. Ma quali i nodi della trattativa con Pechino? Difficile dirlo anche perché come affermato da Ren Yanli, studioso di cristianesimo cinese, in un’intervista al Corriere della Sera, “pubblicare notizie come queste rende più difficile la strada per arrivarci. Non si conoscono i dettagli delle trattative, ma per un vero miglioramento è inutile ascoltare supposizioni e parole, bisogna guardare ai fatti. E i fatti parlano di numerose chiese cattoliche fatte demolire”.

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