Skip to main content

Ecco chi finanzia la ricostruzione della Palestina

Dopo un mese e mezzo che è finita l’offensiva di Israele sulla Striscia di Gaza, la comunità internazionale si è riunita al Cairo per raccogliere fondi per la ricostruzione. “I partecipanti hanno promesso circa 5,4 miliardi di dollari”, ha detto il ministro degli Esteri norvegese, Boerge Brende. L’incontro è stato voluto in particolare da Norvegia ed Egitto.

I DONATORI E LE CIFRE

In prima fila il Qatar, che si è impegnato a donare un miliardo di dollari, l’Unione europea ha detto che stanzierà 450 milioni, gli Stati Uniti 221 milioni e gli Emirati arabi 200 milioni. L’obiettivo dei partecipanti è consegnare il denaro raccolto direttamente all’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) affinché abbia più risorse di Hamas. Secondo l’Anp l’attacco di Israele, durato 51 giorni, ha lasciato un bilancio di 2.500 palestinesi morti (il 75% civili), 61.800 abitazioni e palazzi distrutti (sia pubblici che privati) e più di 100.000 sfollati.

PIANO DI RICOSTRUZIONE

Nel discorso di apertura del vertice il presidente della Palestina, Mahmud Abbas, ha sottolineato “la responsabilità delle parti coinvolte a facilitare la missione e non mettere ostacoli”. Prima del vertice, il governo palestinese ha consegnato un rapporto di 76 pagine dove si spiega il piano di ricostruzione. Abbas ha detto che sono necessari non meno di 4 miliardi di dollari per potere esecutarlo.

“NON SIAMO MENDICANTI”

Il primo ministro della Palestina Ismail Haniyeh, ha dato il benvenuto alla comunità internazionale e ha detto che “sfortunatamente, Gaza non ha mai ricevuto i soldi per la ricostruzione promessi nelle altre due conferenza”. “Non siamo mendicanti – ha aggiunto Haniyeh  – ma il nostro popolo si è sacrificato molto ed è responsabilità della comunità internazionale ricostruzione quello che l’occupazione ha distrutto in un’inumana guerra”.

GLI AIUTI DEL QATAR

Il ministro degli Affari esteri del Qatar, Jaled bin Mohamed al Atiya, ha promesso una donazione di un miliardo di dollari. Ha rinnovato che “la responsabilità etica del Qatar verso i fratelli palestinesi e la fede profonda nel processo umanitario per limitare la sofferenza dell’ultima aggressione”. Doha è l’ultimo rifugio dei Fratelli Musulmani nella regione e dei leader di Hamas, il braccio islamista nella Striscia di Gaza. Molti blog palestinesi hanno denunciato negli ultimi mesi la “Dolce Vita” dei capi di Hamas in alberghi e ville di lusso in Qatar.

LA PACE COME CONDIZIONE

Secondo fonti diplomatiche, molti Paesi hanno espresso scontento per “continuare a finanziare ricostruzioni che spariscono con la guerra successiva”. Per questo motivo, questa volta è stata messa una condizione alla donazione: la pace.

Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha invitato alla ripresa del dialogo interrotto ad aprile. Ha avvertito che il cessate il fuoco tra Israele e Hamas “non può essere considerata la fine del conflitto”. “Dobbiamo tornare a sederci nel tavolo (di negoziazioni, ndr) e aiutare alle parti a prendere decisioni difficili, ma decisioni per davvero”, ha detto Kerry. Il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sissi, ha chiesto a Israele di arrivare ad un accordo con i palestinesi: “Faccio un appello al popolo israeliano e al governo: è giunta l’ora di finire il conflitto”.

LA REAZIONE DI ISRAELE

Israele però non molla. Il ministro degli Affari esteri israeliano, Avigdor Lieberman – che non è stato invitato al Cairo – si è riferito all’invito e ha fermato false aspettative su una veloce riattivazione dei negoziati: “Bisogna vedere in quale contesto e su quali basi si possono riprendere le trattative. Se si basano sulle aspettative palestinesi, non penso…”, ha detto Lieberman.



CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter