Lo statement del FOMC si è rivelato significativamente meno accomodante delle attese.
Il QE3 è stato terminato come da agenda (resta ovviamente in piedi il reinvestimento delle revenues dell’attuale portafoglio, in modo da mantenere invariate le dimensioni del bilancio FED).
Il giudizio sul mercato del lavoro è ulteriormente migliorato: la sottoutilizzazione delle risorse sta gradualmente diminuendo, e la disoccupazione è scesa grazie a solidi incrementi di assunzioni. Il recupero è definito “sostanziale”, anche l’uso del termine può dipendere dal fatto che era una delle condizioni per fermare il QE.
La principale sorpresa è la valutazione dello scenario inflattivo, con il mantenimento della notazione secondo cui la probabilità che l’inflazione resti a lungo sotto il target del 2% è diminuita da inizio anno. Gli unici accenni agli eventi recenti sono dove si ammette che le misure di inflazione derivate dal mercato sono “un po’ scese” e che il calo delle commodities e altri fattori potrebbero premere sui prezzi nel breve. Davvero poco, viste le circostanze.
In sostanza, il FOMC ha sottolineato i miglioramenti del mercato del lavoro, e dell’economia in generale, ha sminuito il calo delle attese di inflazione, e non ha nemmeno citato direttamente la fiammata volatilità sui mercati. Sembra evidente l’intenzione di segnalare uno scarso impatto dei recenti eventi sulla view del Committee.
Immediata la reazione del biglietto verde, che si era recentemente indebolito in vista di un FOMC più dovish. Ovviamente in rialzo i rendimenti della curva US, che devono correre a riprezzare la possibilità di rialzi nel corso del 2015, pressoché cancellata nell ultime settimane.
Detto questo, l’apparente intenzione di Yellen e C. basare la politica monetaria maggiormente sulla qualità dei dati, e di smarcarsi dal compito di guardiani dei mercati, dovrebbe produrre un aumento della volatilità nei prossimi mesi.