Negli ultimi due anni il settore rinnovabile ha accusato una flessione di mercato, smorzando i toni entusiastici – forse eccessivi – che avevano accompagnato la crescita dei primi tempi. Gli italiani hanno rallentato gli investimenti e sono tornati a cercare nuovi metodi per risparmiare sulla bolletta. Internet ha attratto l’attenzione dei consumatori mettendo a disposizione portali dove porre le tariffe Enel a confronto con quelle di Eni o Edison e registrare risparmi non indifferenti; intanto l’entusiasmo verso il rinnovabile si affievoliva. Ora, però, le nuove stime del settore evidenziano una nuova controtendenza, ben più marcata e – potenzialmente – duratura, che potrebbe spostare gli equilibri in seno al mercato dell’energia mondiale.
In particolare, uno dei poli di rifermento sarà quello dell’energia eolica, pronta a garantire un quinto del fabbisogno energetico mondiale entro il 2030. È quanto emerge dal Global Wind Energy Outlook 2014 elaborato da QWEC e Greenpeace International. In particolare, secondo il rapporto biennale appena pubblicato, il vento sarà in grado di produrre il 12% dell’energia elettrica mondiale entro il 2020 con un incremento di altri otto punti percentuali entro la fine del decennio successivo, quando, se le stime dovessero rivelarsi veritiere, si raggiungerà un totale di oltre 2.000 GW prodotti.
Un risultato che, se riuscisse a non disattendere le aspettative, sarebbe eccezionale e dai risvolti molteplici. Il settore energia produce lavoro, crea redditi per le famiglie e genera benessere. Dal punto di vista ambientale, si registrerebbero un abbattimento delle emissioni di gas serra e una sensibile riduzione dei costi, non solo per le famiglie ma anche per i Governi; le politiche sociali ne potrebbero giovare, i cittadini vedrebbero migliorare la qualità delle proprie vite.
L’energia ricavata dal vento è diventata la più economica e rappresenta una risposta efficace alla domanda di risorse pulite, richieste da una popolazione diventata sensibile al tema ambientale oltre che da politiche internazionali sempre più rigide ed esigenti in materia di impatto sull’ecosistema.
Il rapporto pubblicato dai due enti delinea anche possibili evoluzioni del mercato dal punto di vista della distribuzione globale, indicando in Brasile, Messico e Sud Africa le nuove ipotetiche superpotenze del settore eolico. Il Brasile ha già dato avvio a una serie di grandi opere che dovrebbero portare alla produzione di 4GW entro la fine dell’anno; lo stato centroamericano punta a produrre 2GW entro i prossimi dieci anni; il Sud Africa punta a diventare il più grande fornitore di energia ricavata dal vento di tutto il Continente Nero.
Anche questi sono dati che, se dovessero tenere alla riesamina dei fatti, non possono che essere giudicati positivamente. Il mercato si disloca e porta indotti anche nel Sud del mondo. Il vento potrebbe essere la risorsa in grado di fare emancipare dal punto di vista energetico intere macrozone ad oggi assoggettate alle forniture dall’estero. Allo stesso tempo, l’impulso al rinnovabile mira a smorzare la dipendenza, oggi inevitabile, dalle scorte di energie fossili dall’Est Europa, per non parlare dei benefici effetti che ne deriverebbero sotto il profilo della politica estera.