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Il salutare scapaccione di Renzi a Barroso

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Massimo Tosti apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Dopo le sconfitte in Champions della Roma e della Juventus, il morale degli italiani era finito sotto la suola delle scarpe. Per fortuna, a regalarci un po’ di orgoglio ha provveduto Matteo Renzi, protagonista di un takle contro Barroso a Bruxelles (in trasferta, per giunta). Umiliati e offesi sui campi di calcio, ci siamo vendicati nel terreno franoso della politica.

Dai tempi (ormai lontani, ma ancora vivi nella memoria) in cui la Merkel e Sarkozy si scambiarono sorrisini d’intesa per bocciare Berlusconi, siamo stati trattati dalla Ue come scolaretti incapaci. Renzi, l’altra sera, ha bacchettato il presidente uscente della Commissione europea Barroso che si era lamentato perché il governo italiano aveva reso pubblica una lettera riservata del commissario all’Economia. Ha rivendicato la necessità di una assoluta trasparenza nei rapporti fra il governo della Ue e quelli nazionali. E ha contestato anche il merito della lettera, sottolineando come i decimali di sforamento non legittimino una condanna della nostra legge finanziaria. Per la prima volta da quando è presidente del Consiglio, Renzi ha battuto i pugni sul tavolo, e questo atteggiamento è certamente destinato ad allargare ulteriormente il consenso che già lo circonda in Italia.

L’acquiescenza dei suoi predecessori (Letta, Monti, ma anche Berlusconi) di fronte ai diktat dell’Unione ha provocato soltanto gravissimi danni al nostro paese, oltre a intaccarne il prestigio nel concerto europeo. Siamo tutti convinti che il rigore imposto al nostro (e non solo al nostro) paese abbia aggravato la crisi provocando la stagnazione e la deflazione. Alle lezioni impartiteci dalla commissione si risponde (come ha fatto il premier) pretendendo la trasparenza nei rapporti (e anche nei conti, e negli sprechi, dell’Ue). Renzi non ha dichiarato guerra all’Europa, ma ai maestrini del continente, quelli che danno i voti a chi non fa i compiti a casa (o inciampa nei congiuntivi). Era ora che qualcuno lo facesse. Se l’Europa, da oggi in poi, cambierà le regole (e si libererà dei maestrini), il merito spetterà sicuramente a Matteo. E molti dei 28 paesi membri gliene saranno riconoscenti.

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