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Intesa Sanpaolo: niente trionfalismi sulla fiducia delle imprese

L’indicatore sintetico dell’Istat sulla fiducia delle imprese (costruito come media ponderata del morale nel manifatturiero, nei servizi, nelle costruzioni e nel
commercio al dettaglio) ha fatto segnare un aumento a 89,3 a ottobre, da 86,9 (rivisto al rialzo di tre decimi) di settembre. Si tratta di un rimbalzo dopo due mesi di calo.

La fiducia è salita in tutti i settori: 1) a 77,5 da 75,5 di settembre nelle costruzioni (migliorano le attese sull’occupazione ma peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione); 2) a 89,2 da 85,1 di settembre nei servizi (migliorano sia i giudizi che le attese sugli ordini, nonché le aspettative sull’andamento dell’economia); 3) a 93,9 da 92,1 di settembre nel commercio al dettaglio (il morale migliora sia nella grande distribuzione sia in quella tradizionale); 4) a 96 da 95,5 di settembre nel manifatturiero (è il primo rimbalzo dopo quattro mesi consecutivi di calo; il dato ha sorpreso il consenso, che si aspettava un’ulteriore discesa; la nostra previsione era viceversa per un recupero).

Nel manifatturiero (il settore considerato maggiormente anticipatore dell’attività economica), l’aumento è trainato dagli ordini: le imprese sono meno pessimiste circa
l’andamento corrente delle commesse (specie dal mercato domestico: -33 da -38 il saldo relativo: per trovare un valore più elevato occorre risalire a tre anni fa) e più
ottimiste circa l’andamento degli ordinativi nel futuro (a +3 da +1). Le aziende sono anche meno negative circa le prospettive per l’economia e per l’occupazione. Poco
variati sia i giudizi che le attese sulla produzione. Anche il saldo relativo alle scorte di magazzino resta fermo per il terzo mese consecutivo a +3, un livello superiore a quello considerato “normale” (per trovare un valore più elevato occorre tornare indietro a dicembre del 2011); si tratta, ceteris paribus, di un segnale negativo per le prospettive della produzione. Infine, le attese sui prezzi praticati dalle imprese sono rimaste invariate a -3 (non si tratta comunque di un minimo storico visto che nel 2009 il saldo corrispondente era arrivato a -15).

Un segnale meno positivo deriva dal fatto che il miglioramento della fiducia non è diffuso a tutti i principali raggruppamenti di industrie ma riguarda solo il comparto dei beni intermedi.

Miste le indicazioni dalle consuete domande trimestrali sulla capacità produttiva: 1) il grado di utilizzo degli impianti è sceso lievemente a 72,3% nel 3° trimestre, da 72,6% precedente; 2) è rimasta stabile, al 35%, la quota di operatori che segnala la presenza di ostacoli all’attività produttiva; in particolare, è tornata a salire la quota di imprese che segnala vincoli legati all’insufficienza di impianti e/o materiali e, in modo più accentuato, vincoli finanziari, mentre è diminuita leggermente la percentuale di imprese che segnalano ostacoli relativi all’insufficienza della domanda.

In sintesi, la fiducia potrebbe essere stata aiutata dagli annunci di sgravi fiscali alle imprese (poi inseriti nella Legge di Stabilità), nonché probabilmente dalla riforma del mercato del lavoro in discussione in parlamento nel corso del mese. In ogni caso, il rimbalzo di ottobre assomiglia più a una stabilizzazione della fiducia che non a una vera e propria inversione di tendenza. Infatti, le misure contenute nella Legge di Stabilità sono espansive per lo 0,4% del PIL, con un effetto sul ciclo nel 2015 pari, a nostro avviso, nella migliore delle ipotesi allo 0,2%: si tratta certamente di un sostegno alla fragile ripresa attesa concretizzarsi l’anno prossimo, ma non certo di una spinta decisiva per cambiare le sorti del ciclo nel caso in cui la ripresa si facesse ancora attendere. Pertanto, i rischi sullo scenario di crescita restano verso il basso.

Tuttavia, il recupero della fiducia delle imprese e in particolare delle valutazioni non solo attese ma anche correnti sugli ordini, specie sul mercato domestico che è quello maggiormente in sofferenza (mentre l’export è in recupero), segnala che è tuttora possibile un (lieve) rimbalzo del PIL negli ultimi mesi dell’anno (sarebbe il primo dopo una recessione durata oltre tre anni e mezzo).



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