Obama ha ragione: con l’Isis “non siamo di fronte a uno scontro di civiltà, ma a un pericoloso progetto politico che solo l’unità di cristiani, musulmani e laici potrà sconfiggere“.
E’ il pensiero di Nicola Latorre, presidente della commissione Difesa a Palazzo Madama in un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera.
IL MESSAGGIO DELL’ISIS
“Il messaggio di violenza, fanatismo e morte che caratterizza l’azione criminale” del gruppo terrorista guidato da al-Baghdadi ha – per il senatore democratico – “una inquietante capacità di attrazione non solo nell’area in cui agisce ma anche in Occidente, e in Europa in particolare, come testimonia il fenomeno dei foreign fighters“, i jihadisti occidentali che abbracciano la causa del “Califfato”.
IL RUOLO DEI PAESI MUSULMANI
Ad offrire un contributo essenziale per sconfiggere il gruppo terrorista possono essere per Latorre solo i Paesi islamici, che dopo la crisi delle primavere arabe sono chiamati a rispondere di una minaccia, l’Isis, che li coinvolge direttamente: “Il radicalismo estremista ha sequestrato l’Islam ed è ormai il primo nemico dei musulmani. Oltre alle violenze cui abbiamo assistito, l’azione dell’Isis accresce la confusione nell’area e destabilizza politicamente in modo molto più profondo di quanto non colpisca militarmente. Di conseguenza è un pericolo serio per l’Occidente ma lo è innanzitutto per i Paesi del Golfo. Sul piano militare l’Occidente dovrà fare la sua parte, ma questa guerra si vince solo se le grandi potenze della Regione saranno le protagoniste principali”. La sfida sarà quindi lunga, e non potrà risolversi solo nell’azione militare. E lo ha ben compreso per primo il presidente Obama“. Da non trascurare sono anche la Siria, martoriata dalla guerra civile, o la ancora troppo ambigua posizione turca, membro della Nato.
LA POSIZIONE DELL’ITALIA
Per il presidente della commissione Difesa del Senato, l’aspetto militare, anche se indispensabile, non è dunque condizione sufficiente per porre fine al conflitto se non sarà accompagnato da un processo politico per stabilizzare l’area, al quale contribuisce anche l’Italia. “Il Governo – spiega – ha annunciato i compiti attribuiti all’Italia in questa fase nella guerra contro l’Isis nel quadro della iniziativa internazionale contro il terrorismo. Passaggio non solo condivisibile ma anche molto importante“.
Entriamo ora, sostiene Latorre, “in un nuova fase della situazione. E certamente la nostra scelta di partecipare alla coalizione internazionale appare giusta. Naturalmente è la coalizione che deve decidere come distribuire i compiti militari e in questa fase ci viene chiesto un maggiore impegno di supporto anche con mezzi in volo ma non una partecipazione ai bombardamenti come da qualcuno sollecitato con inutili fughe in avanti“.
LA CRISI LIBICA
L’Italia, per l’esponente del Pd, “deve riprendere quanto sottolineato da Renzi nel suo discorso alle Nazioni Unite. Mi riferisco alla centralità che deve avere il Nord Africa, e in primis la Libia, nell’agenda politica europea. Per evitare che quest’area sia risucchiata nella crisi della regione. E tale obiettivo, per niente scontato, richiede una accelerazione del dialogo per un accordo tra i due governi di Tobruk e di Tripoli. L’unità politica del Paese è la prima condizione per riportare la Libia in sicurezza“.
Se questo processo tardasse, sottolinea Latorre, “l’Italia dovrebbe valutare la situazione con azioni conseguenti in linea con le decisioni assunte dalle Nazioni Unite in termini di sanzioni commerciali e personali nei confronti di quanti contrastano la fine delle ostilità in Libia“.