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Lupi fa decollare Linate e qualche frottola

Maurizio Lupi, 55 anni, laureato al Sacro Cuore di Milano, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture del governo di Matteo Renzi, è ed è sempre stato un cattolico osservante, praticante. Viene da Comunione e Liberazione, movimento che in materia è un certificato di origine controllata. Dunque si suppone conosca a menadito gli insegnamenti del catechismo. Io non sono religioso, però ho qualche reminiscenza scolastica e mi sembra che dire bugie non sia molto apprezzato in quel giro lì. Anzi, mi pare sia addirittura contro un comandamento, se non sbaglio l’ottavo, che recita: “Non pronunciare falsa testimonianza”. E questo paragrafo della legge scolpita da Mosè non si riferisce solo al comportamento da tenere di fronte ai giudici ai quali è dovuta sempre la verità, se si vogliono evitare seri guai. Ha valore assoluto, si applica in qualsiasi rapporto umano: con papà e mamma, fidanzate e fidanzati, e così via. Detto in soldoni: non bisogna cacciar balle con nessuno. Nemmeno con i cittadini e gli elettori.

E qui casca Lupi. Ieri è stato varato e illustrato alla stampa un decreto (dunque subito esecutivo) che cambia le regole del traffico negli aeroporti milanesi. Linate potrà avere più collegamenti, non solo con le grandi capitali, ma anche con altri scali minori commercialmente interessanti. Secondo gli esperti, ciò porterà a un milione di passeggeri in più nel futuro prossimo e lo farà a scapito dell’altro scalo milanese, Malpensa, per il quale si prevede invece un calo di 200 mila unità. La maggior libertà per Linate non durerà solo sei mesi, per agevolare l’afflusso di visitatori dell’Expo dal primo maggio al 31 ottobre prossimo, ma ben cinque anni. Io non sono un esperto di trasporti e di traffico aereo. Mi limito a osservare che già oggi Linate va stretto a Milano: nelle ore di punta non si riesce a muoversi, si è costretti a interminabili code ed è facile immaginare che cosa succederà in quella bolgia aggiungendovi un milione di persone.

Ma non è questo il punto che ora ci interessa. Fino a pochi giorni fa il ministro aveva assicurato che mai e poi mai avrebbe penalizzato Malpensa; aveva tranquillizzato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, promettendogli che da Linate si sarebbe voltato di più solo per sei mesi per ritornare dal primo novembre alla situazione precedente. Ma ieri ha varato il decreto di cui sopra, cercando di indorare la pillola con generiche affermazioni sul ruolo strategico di Malpensa. Insomma: quello che aveva detto fino all’altro ieri non era vero. Roba da costargli, come minimo, tre Pater, Ave, Gloria.

Perché lo ha fatto? Proviamo a cercare le coincidenze. Eccone una:  il decreto Lupi è esattamente quanto chiedevano gli arabi di Etihad per entrare al 49 per cento in Alitalia, salvandola da un crack altrimenti quasi scontato. Ora questa condizione è stata soddisfatta. Ma perché Lupi ha lavorato zitto zitto per favorire la compagnia di Abu Dhabi, rimediando così, lui milanese, una magra figura nella sua città? Qui la coincidenza è un’altra: la condotta del ministro è esattamente quanto Renzi si aspettava da lui, ex Dc, ex Forza Italia, ex Popolo della Libertà e ora, come detto, nel drappello di transfughi berlusconiani in appoggio, aperto, al governo.

Il presidente del Consiglio, un altro cattolico osservante e praticante che probabilmente durante la lezione di religione si distraeva, da quando ha formato il suo governo nel febbraio scorso, ha ubriacato l’intera nazione con progetti, proclami, promesse, tweet… Ha messo in cantiere, tanto per dire, riforme del Senato, della legge elettorale, della giustizia, della pubblica amministrazione, dell’articolo 18,  sostenendole con banalità, insulsaggini e affermazioni neppure parenti del vero. E in questa sua opera aveva (e ha) una necessità: non incontrare inciampi, oltre a quelli previsti, sul suo cammino. Ve lo immaginate che razza di problema sarebbe stata la bancarotta dell’Alitalia, con piloti e assistenti di volo a manifestare davanti a Palazzo Chigi? Un caos insostenibile, da evitare a tutti i conti. Il decreto Linate, favorendo Alitalia-Etihad, lo ha evitato. Grazie Lupi. La riconoscenza non appartiene alla politica, però a un Renzi deciso a mietere consensi nell’elettorato di centro-destra in fuga da Berlusconi, un alleato che porta voti e all’occorrenza sa dimostrarsi comprensivo, può tornare utile.

E Lupi, ci guadagnerà davvero? Va a sapere. Per tornare – con tutto il rispetto – all’iniziale catechismo, c’è da dire che il raccontare frottole non è come la cresima, che si fa una volta e poi basta. No, assomiglia di più alla comunione: fatta la prima, poi si continua a volontà. Magari gli elettori si ricorderanno del decreto Linate quando Lupi, secondo voci sempre più insistenti, nel 2016 si presenterà candidato sindaco di Milano.


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