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Parole e stoccate di Juncker nel giorno della fiducia

Con una maggioranza risicata di 423 voti a favore, 209 contrari e 67 astenuti, il Parlamento europeo ha votato oggi la fiducia alla nuova Commissione europea presieduta da Jean-Claude Juncker, che entrerà formalmente in carica il prossimo 1° novembre. Tante le polemiche che hanno accompagnato questa Commissione da quando è stata designata sino al voto di oggi: la bocciatura di un vice presidente, le perplessità, “ le stravaganze“ e i conflitti di interesse riguardanti alcuni Commissari, e qualche “mal di pancia“ che rimane anche dopo il voto di oggi.

La nuova Commissione europea – ha dichiarato Juncker“sarà quella dell’ultima opportunità” per la Ue: “o riusciamo a riavvicinare i cittadini o sarà un fiasco totale”. E ancora: “Sarà una Commissione più politica e più efficace“ . Nel corso del discorso arriva anche un rimbrotto ai Governi UE ai quali si rivolge dicendo: “E’ ridicolo che ci siano solo 9 donne su 28 commissari”, ricordando le difficoltà per ottenere che i Governi proponessero un minimo sufficiente di donne.

Uno dei punti fermi della linea Juncker sembra essere il rigore, infatti il Presidente ha più volte ribadito che “le regole di stabilità non si cambiano, con deficit e debito non si cresce“, ha ricordato che “non ci saranno svolte epocali”, e che “la disciplina di bilancio, con la flessibilità e le riforme strutturali” sono necessari per “ridare slancio” all’economia europea. Inoltre ha precisato che il piano per gli investimenti di 300 miliardi di euro sarà pronto entro Natale, ma si tratterà di “un piano che non potrà essere finanziato dal debito“.

Nel frattempo, mentre la Commissione europea uscente cede il passo alla nuova, “l’Eurocrazia europea“ continua a lavorare, ed è pronta una letterina che chiederà chiarimenti al governo italiano sulla manovra 2015. Qualche addetto ai lavori, nei corridoi europei, fa notare che il premier Renzi e il presidente Hollande hanno puntato su ruoli di prestigio nella nuova Commissione europea, per poi ritrovarsi commissariati sulle materie che interessavano principalmente i due Paesi (per esempio l’economia). Ancora una volta la cancelliera Angela Merkel, grazie al posizionamento di alcune “sue pedine“ come “supervisors“ della Commissione (tra i quali il falco Katainen), è riuscita a garantirsi altri cinque anni di austerità.


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