Il 2 novembre la Romania andrà al voto per eleggere il successore del presidente Traian Basescu, il liberaldemocratico che dal 2007 regge, in un rapporto conflittuale con Parlamento e Governo, le redini del Paese. Basescu non potrà essere rieletto per la terza volta, dunque dovrà lasciare il campo a due sfidanti particolari.
Uno è Victor Ponta, il giovane socialdemocratico che dal 2012 è primo ministro del Paese. L’altro è Klaus Werner Johannis, sindaco di Sibiu in Transilvania ininterrottamente dal 2000. Si tratta di un centro di insediamento etnico tedesco fin dal Medioevo (di qui il suo nome Hermannstadt), un legame di cui porta segni evidenti nell’architettura gotica.
Leader del Forum democratico dei tedeschi di Romania (Forumul German), uno dei numerosi partiti a base etnica del Paese, Johannis ha promosso fortemente l’immagine di Sibiu, immetendola nel circuito del turismo europeo fin da quando nel 2007 è stata nominata capitale europea della cultura.
Dal 2004 membro dell’Unione europea, dal 2007 della Nato, la Romania è un crocevia di culture balcaniche, slave e turche, con una presenza tradizionale tedesca. Recentemente la minoranza magiara è stata al centro di polemiche per il discorso che il presidente ungherese Viktor Urban le ha indirizzato lo scorso luglio, divenuto poi una sorta di manifesto di contestazione alla globalizzazione liberaldemocratica.
Johannis, membro dello schieramento liberal-nazionale, di genitori tedeschi, luterano e vicino all’ex presidente Crin Antonescu, si presenta con le credenziali di buon amministratore urbano di una piccola città (135mila abitanti); difficile capire se questo basterà, ma certo per le sue stesse radici Johannis appare più “outsider” rispetto a Ponta.