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BIPOLARISMO, Prof. Orsina mi consenta di dissentire

Nell’intervista pubblicata oggi da QN, il prof. Orsina produce e lancia una serie di input riflessivi assai stimolanti. L’idea che l’ex premier Berlusconi sia schiacciato tra Salvini e Renzi: i due Matteo oggi sulla breccia, risponde certamente ad un’analisi realistica inappuntabile. Che poi l’elettorato del centrodestra abbia una connotazione di mobilità assai elevata è un dato, per così dire, storico. Buona parte della “fortuna” politica di Renzi è, infatti, legata inscindibilmente al voto moderato. È capitato nel 2009 all’epoca delle primarie per la scelta del Sindaco di Firenze. È capitato, almeno in Toscana, per la sua ascesa a Segretario del PD ed è accaduto, con lo storico traguardo del 40,8%, nella scorsa primavera.

Che tutto ciò abbia sancito la morte del bipolarismo è tutt’altra questione. Anche perché in Italia il bipolarismo non è mai nato: lo ha imposto la forza incontenibile della leadership di Berlusconi a cui si è contrapposto un “blocco” di forze di popolar-pogressiste. Berlusconi contro tutti: questo è stato per anni il leitmotiv della politica nazionale ed il vero connotato del bipolarismo in salsa nostrana. Tanto che lo “shock” derivante dalla discesa in campo di Berlusconi, seppur dirompente, non ha mai portato alla semplificazione del quadro politico, anzi (si rammenti l’Ulivo a 16 teste o la Casa delle Libertà con 7 partiti)!

L’unica parvenza di “normalizzazione bipolare” si è intravista con la nascita, nel 2008, del PD a trazione veltroniana. In quel momento sembrava che la sinistra avesse trovato una leadership giusta da contrapporre al Cav. Da qui la nascita del PD e del PdL: due fusioni a freddo che hanno condotto ad una inarrestabile onda di antipolitica incarnata all’unisono dalla “rottamazione” e dai “vaffa-day”.

È forse di tutto ciò che dovremmo avere nostalgia?

Oggi lo scompiglio (o il disorientamento) è dato da un leader, Renzi, che parlando dal centro della scena politica, utilizza la sensibilità e, soprattutto, la forza del segretario del maggior partito della sinistra per promuovere politiche di ispirazione moderata se non proprio di centrodestra.

Un fatto talmente dirompente da portare – nei fatti – ad una netta semplificazione del quadro politico: da un lato la destra con una Forza Italia in forte crisi di identità. Dall’altro la sinistra propriamente detta (in cui è destinata a confluire tutta o parte dell’attuale minoranza PD) assieme ad un Grillo ormai senza mordente, E al centro il partito della nazione (ex-PD) legato da responsabilità di governo ad un polo popolare (o come verrà chiamato, sempre che nasca!) che potrà divenire attrattore anche per l’ala filogovernativa di Forza Italia.

Non credo che un tale nuovo scenario politico (qualora dovesse strutturarsi) possa né sacrificare le categorie, mi consenta il prof. Orsina, assai usurate se non obsolete di “sinistra” e “destra”, né -tantomeno- far rimpiangere le lacerazioni che ha generato la stagione berlusconiana (con gli aspetti innovativi che tutti le riconoscono) nel tessuto sociale ed istituzionale italiano.


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