Chissà se il Premier Matteo Renzi alzerà il telefono per chiacchierare con qualcuno dei protagonisti di Juventus-Roma, compreso il migliore in campo, Gianluca Rocchi, la cui assenza contro l’Atletico Madrid si è fatta per i bianconeri sentire assai.
Un’ottima occasione, vista la pioggia di interrogazioni parlamentari che fioccano, del Pd e Pdl, in Italia e in Europa, o per complimentarsi dopo l’accoglienza a Detroit o per lagnarsi di qualche centrimetro di meno o di troppo a secondo della visuale. Forse, la prima ipotesi si fa preferire alla seconda: l’accoglienza a Detroit non vale la querelle sui…centimetri.
Non so se stiamo stati battuti dall’arbitro, sicuramente non dalla Juve. Con le buone o con le cattive vincono sempre. La Juventus dovrebbe giocare un campionato a parte, ogni anno è così, ha detto, il capitano della Roma, Francesco Totti che, dopo il morbido storico pallonetto che ha dato l’inatteso pareggio di Manchester con il City in Champions, è stato chiamato al telefono da Renzi.
Quando di mezzo ci sono i cosiddetti poteri forti – qualcosa vorrà dire se John Elkann è già un abituè, come il mitico Avvocato, del club culturale, per dirla l’ex-Premier, Mario Monti, detto Bilderberg – è difficile, se non improbabile, venirne, per una questione di centimetri, a capo. E quanti? Nel 1981, per il gol di Ramon Turone annullato da Bergamo per fuorigioco, si trattò di pochissimi centimetri: lo stesso sia sul primo rigore concesso da Rocchi in virtù di un provvidenziale intervento dell’assistente di linea, un fallo di gomito di Maicon, che sul secondo per il leggero contatto tra Pjanic e Podga: in tutti e due i casi i falli sono più fuori che dentro l’area di rigore.
Da ieri, però, i centimetri potrebbero essere molti di più, come ha notato l’allenatore della Roma, Rudi Garcia: è interessante vedere che qui a Torino le aree di rigore le fanno grandi diciassette metri. E soprattutto non sono da sanzionare i fuorigioco alla Vidal, visibili a occhio nudo, in coincidenza con il terzo gol di Bonucci. Area lunga o corta a seconda della visuale e delle circostanze.
In attesa che sia dipanata l’intricata matassa che, non v’e’ dubbio, monopolizzerà il dibattito mediatico per le settimane a venire, il Premier Renzi è atteso da 18, centimetri o i metri, che dir si voglia, che lo dividono dai sindacati e dal mondo del lavoro: sostenuto non a caso da Sergio Marchionne e da Sivio Berlusconi, quel 18, che farebbe ostruzione agli investimenti e quindi a nuova occupazione, vuole spedirlo in pattumiera mentre gli altri, la leader della Cgil Susanna Camusso o Stefano Fassina esponente del Pd, vogliono tenerlo, ritenendolo parte importante di una legge di civiltà che non ha ostruito e non ostruisce nuovi investimenti per nuova occupazione, anzi dà tutela giuridica a chi lavora.
Chi vincerà il secondo tempo di un derby iniziato nel novembre 2011 con l’arrivo a Palazzo Chigi di Monti, la cui successiva salita in politica è stata un autentico disastro? Difficile, se non improbabile, venirne a capo per quei coraggiosi difensori dell’art.18, ali estreme da tagliare per Monti già nel 2011, se non si mettono fuorigioco i poteri forti come è possibile che siano taluni club culturali, il Bilderberg, di grandi finanzieri e banchieri; ex-statisti di alto rango; imprenditori globali e…gesuiti d’alto livello.