Quella elettrica è la prima e più indispensabile fonte di energia delle società cosiddette moderne. Ogni giorno, in ogni angolo d’Italia, dalla più grande metropoli alla cittadina di provincia, i consumatori, nelle loro case, si soffermano a confrontare le tariffe più convenienti di Enel Energia, la società più conosciuta nel Paese, e dei suoi competitors.
Insieme ad essi, anche i consumatori più attenti all’ambiente e all’ecologia, che si affidano all’energia rinnovabile solare o fotovoltaica, tengono d’occhio il portafoglio e, visto l’investimento affrontato per l’installazione di queste tecnologie, accoglieranno con gioia le nuove regole pubblicate su Erp Italia, per rottamare i pannelli fotovoltaici.
Dallo scorso aprile, infatti, con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 49 a regolare la rottamazione dei moduli fotovoltaici, questo tipo di tecnologia potrà allungare la sua già longeva vita di oltre un ventennio, senza particolari preoccupazioni e con una semplice sostituzione dei pannelli.
Importantissimo, secondo il regolamento, sarà evitare le discariche o le scorciatoie di smaltimento alternative e fai-da-te. Prima di tutto questa operazione si rivela illegale e, secondariamente, del tutto sbagliata dal punto di vista ecologico.
L’abbandono dei moduli dismessi è, infatti, uno spreco di risorse che nulla ha a che fare con uno stile di vita eco-friendly né, tantomeno, con l’intenzione di rottamare i pannelli fotovoltaici. Mentre, se gestito in maniera corretta, lo smaltimento può portare al riutilizzo di oltre il 90% dei materiali di costruzione come leghe metalliche, vetro o semiconduttori.
Seguendo il regolamento, le possibilità di smaltimento sono, per i piccoli impianti fino a 10kW, le isole ecologiche, luoghi deputati all’accoglimento dei moduli smantellati, oppure il ritiro a domicilio, previo contatto della società che gestisce i rifiuti urbani del territorio. Per impianti di potenza pari o superiore ai 10kW, invece, bisogna riferirsi alla data di immissione sul mercato.
Se i moduli sono stati immessi sul mercato prima del decreto del 12 aprile scorso, infatti, e il consumatore intende sostituirli con l’acquisto di nuovi pannelli, sarà il produttore stesso a ritirare e farsi carico dello smaltimento; in caso contrario ci si dovrà rivolgere, in autonomia, agli operatori autorizzati alla gestione dei rifiuti. Per gli impianti acquistati in seguito a quella data, invece, il ritiro dei materiali sarà comunque e automaticamente appannaggio del produttore.
Rottamare i pannelli fotovoltaici diventa, quindi, una procedura facile ed economica. Facile perché il compito dei cittadini si esaurisce, nella maggior parte dei casi, con la disinstallazione dei moduli; economica perché, oltre al risparmio sicuro sulla bolletta, che varia dal 40 al 70% rispetto alla spesa media, i costi del riciclo sono tutti a carico dei produttori. Al consumatore rimane solo di godersi l’investimento, in termini sia economici che ambientali.