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Telecom-Metroweb a rischio antitrust?

Che succede nel frizzante mondo delle tlc? Notizie, indiscrezioni e progetti pullulano.

Ci sono le voci su un’operazione Telecom-Mediaset; il fidanzamento in corso fra Telecom e Metroweb caldeggiato (pare) dal presidente della Cdp, Franco Bassanini; le voci ricorrenti di un interesse di Vodafone per Fastweb; le novità del decreto Sblocca Italia che agevolano gli investimenti nelle nuove reti, come quelli già programmati da Vodafone Italia.

L’effervescenza, però, cela qualche interrogativo che si pongono alcuni addetti ai lavori.

Partiamo da un po’ dai numeri. L’Autorità di garanzia delle comunicazioni pochi giorni fa ha pubblicato l’Osservatorio trimestrale sulle telecomunicazioni aggiornato ai primi sei mesi del 2014. Nella rete fissa, gli accessi diretti passano nel 61,4 per cento dei casi da Telecom Italia. Sulla banda larga retail, il gruppo capitanato da Marco Patuano vanta il 48,8 per cento. Insomma, Telecom Italia è sì l’ex monopolista, ma mantiene pur sempre un ruolo, se non dominante tecnicamente, di sicuro pervasivo.

Anche altri numeri vanno nella stessa direzione. Il 99% delle linee di accesso sono controllate dall’incumbent (rispetto a una media Ue 77%) e Telecom ha una quota di mercato nella rete fissa più alta nell’Ue e con la più alta marginalità tra gli incumbent europei (48%, contro ad esempio il 30% di Deutsche Telecom o di Telefonica).

Ma che cosa si sta facendo per realizzare in Italia la tanto agognata rete di nuova generazione? Fastweb ha raggiunto nel secondo semestre 2014 la quota del 9,9 per cento negli accessi diretti; Metroweb (controllata da F2i e Fsi, i due fondi partecipati o controllati dalla Cassa depositi e prestiti) è l’unico soggetto che ha una rete Ftth (la linea in fibra ottica che arriva fino a casa) e Telecom e Vodafone hanno progetti di investimento.

A cercare di dare manforte alla realizzazione delle nuove reti è arrivato il decreto Sblocca Italia che, come ha sottolineato il presidente di Cdp, Bassanini, prevede agevolazioni tali per cui “il rendimento degli investimenti in fibra saranno in salirà tra il 2,5 per cento il 3,5 per cento”.

In questo contesto s’inserisce l’ipotesi di un acquisto da parte di Telecom Italia della quota di Metroweb (53,8%) posseduta da F2i. Ipotesi che sfocia in uno scenario: chi ha la rete fissa in rame deterrebbe presto, se l’operazione andasse in porto, anche la rete in fibra ottica di nuova generazione.

Per questo, tra gli addetti ai lavori si sottolineano diversi aspetti di un potenziale rischio antitrust, ovvero di concentrazione, sulla base della legge 287 del ’90. Il rischio si basa su due aspetti.

Primo aspetto: se Telecom controllerà Metroweb, si paventa una sorta di ri-monopolizzazione della fibra ottica sul versante wholesale, all’ingrosso. Considerazione sistemica a margine: non è preferibile per la rete di nuova generazione una società terza o una società partecipata da tutti i principali operatori del settore?

Secondo aspetto: con “Metro-Telecom” si rischia un restringimento della concorrenza anche nel settore retail, vista la predominanza attuale dell’ex monopolista.

Tutti aspetti che meritano approfondimenti e analisi.


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