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Uruguay, chi si contende l’eredità di Mujica Cordano

L’analisi è stata pubblicata oggi su L’Arena di Verona, Giornale di Vicenza e Bresciaoggi

Da Montevideo (Uruguay)

Quattro anni dopo, José Mujica Cordano detto Pepe se ne va così com’era arrivato: tra le polemiche. Il presidente “più onesto del mondo” – com’è stato ribattezzato dalla stampa internazionale per aver rinunciato al novanta per cento dello stipendio a favore dei bisognosi -, lascia la presidenza della Repubblica dell’Uruguay dicendo che i suoi avversari politici sono “anime marce” (“almas podridas”: in spagnolo suona ancora peggio). E allora a Montevideo, la capitale, s’accendono gli ultimi bagliori di una campagna elettorale senza l’entusiasmo che accompagnò, una decina d’anni fa, la prima volta del Frente Amplio al governo con l’oncologo Tabaré Vázquez che rompeva l’ultra-secolare tradizione dei Colorados e dei Blancos, i riformatori e i conservatori che si alternavano alla guida del Paese.

Il Frente è una coalizione progressista costituita da una decina di formazioni, e favorita nel voto di oggi per eleggere il Parlamento e il successore di Mujica. Ma il possibile ritorno di Tabaré Vázquez, candidato di nuovo in pista in un Paese nel quale la Costituzione impedisce l’immediata rielezione (per questo l’uscente Mujica si congeda), non è scontato. Tabaré, 74 anni, dovrà vedersela con Luis Lacalle Pou, leader quarantenne a cui i vecchi patriarchi all’opposizione hanno dato via libera nella speranza di conquistare il voto giovane e battere il Frente. Il giovanotto è figlio di un ex presidente della Repubblica, e corre per i Blancos. Così come lo è Pedro Bordaberry, leader degli alleati Colorados. Bordaberry, 54 anni, è uomo preparato, ma con un cognome difficile da portare. Il padre Juan María fu anche lui presidente nei primi e tesissimi anni Settanta, avallando il colpo di Stato militare. Fu complice della passata dittatura. Per evitare fraintendimenti, il figlio si fa chiamare, e tutti lo chiamano solo per nome: Pedro.

Dunque, Tabaré contro Lacalle e Pedro, ecco la sfida alle urne. Ma dal passato spunta anche il nome di un altro candidato del Frente alla vice-presidenza, Raúl Sendic. E’ figlio del leader storico dei Tupamaros, il movimento di guerriglia da cui proviene lo stesso Pepe Mujica.

Con la nuova generazione l’Uruguay volta simbolicamente pagina. Ma a differenza dell’impolitico Mujica, personaggio da pane al pane che se ne infischia del politicamente corretto, Tabaré sarà chiamato, se vincerà, a rispondere a due questioni che scottano. La prima è di principio e spacca la società in due: come attuare l’avvenuta e controversa legalizzazione della marijuana. Da medico Tabaré ha già detto che è contrario alla vendita di droga in farmacia. Il secondo e sentitissimo problema riguarda la sicurezza. Gli uruguaiani si sentono indifesi nelle loro case e non intendono rinunciare alla proverbiale tranquillità con cui uscivano la sera anche nei quartieri periferici. L’opposizione dei Blancos e Colorados, cioè il centro-destra, vuole il pugno di ferro contro la micro-criminalità e chiede che anche i minorenni, troppe volte protagonisti di furti e rapine, vengano puniti, anziché mandati nelle comunità da cui poi, usciti, tornano spesso a delinquere. Si propone di modificare la Costituzione, che considera “non punibili” i minori di diciott’anni.

Se è la sicurezza il punto debole del Frente al governo, l’economia è il suo punto forte. Nel decennio trascorso il turismo e le esportazioni sono cresciuti e il tenore di vita, pur da Paese caro in proporzione agli stipendi, si è mantenuto stabile. Il governo ha puntato le sue carte sui ceti più deboli e “assistiti”, come attacca l’opposizione, con una tassazione che colpisce soprattutto dalla classe media in su. Ma a differenza del popolare e populista Mujica, il riformista Tabaré non spaventa una parte della borghesia. In compenso il giovane Lacalle pesca tra i coetanei che votano Frente.

Ecco perché il duello si rivela un incrocio interessante, che sarà risolto probabilmente non oggi, ma al ballottaggio di novembre.

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