Venti di guerra fredda spirano in Europa, una guerra calda anzi rovente è in corso nel Levante, tra la Siria e l’Iraq, il terrorismo islamico torna a minacciare i crociati cioè l’intero occidente che non si è ancora ripresa dalla Grande Recessione e sul quale si può abbattere una nuova crisi finanziaria (le nubi di tempesta già si vedono all’orizzonte). E poi ci sono i flagelli, Ebola, il cambiamento climatico, l’alluvione a Genova. Sui giornali, in tv, nelle librerie cala l’ombra di Armageddon. Mario Vargas Llosa ascolta, guarda e replica: ma se non siamo mai stati così bene! Il grande scrittore, il premio Nobel della letteratura del 2010, il politico liberale che ha tentato di governare il suo Perù, lunedì sera 13 ottobre, davanti a una platea di cinquecento persone, era l’unico a mostrare ottimismo. Alla cena annuale dell’Istituto Bruno Leoni, l’ospite d’onore ha tenuto un discorso davvero controcorrente.
“Guardiamo alla mia America Latina – ha detto in uno spagnolo lineare ed elegante come quello dei suoi libri – Dalla fine della dominazione spagnola e portoghese non è mai stata così pacifica, democratica e ricca, pur con tutte le contraddizioni e le ineguaglianze. Dilaniata per secoli da guerre civili e con i propri vicini, dittature, rivoluzioni, violenza politica, terrorismo, oggi è rimasta in piedi una sola tirannia: quella cubana ormai al tramonto. C’è una semi-dittatura in Venezuela, ma tutti gli altri paesi sono governati democraticamente, da partiti più o meno populisti o liberali, ma scelti dal popolo. E l’Europa? Quando mai nella sua storia ha attraversato tanti decenni senza guerre, senza rivoluzioni, senza regimi autoritari e dittatoriali? Certo ci sono le tensioni con la Russia, ma nulla a che vedere con la guerra fredda, perché dopo la fine dell’Unione sovietica non c’è più un grande nemico, una minaccia così ampia e generale alla libertà”.
E l’Isis? E il fondamentalismo islamico? E il terrorismo di Al Qaeda? Vargas Llosa non nega affatto il pericolo che viene dal mondo musulmano. Ma a suo avviso non è paragonabile al comunismo il quale davvero proponeva alla gente, al popolo e alle élite, un modello diverso, un insieme di valori alternativi, una utopia capace di attrarre le menti e i cuori. Era una grande menzogna, ma è stata la più grande minaccia al mondo libero dopo la caduta del nazi-fascismo. Ebbene, tutto questo non c’è più. I valori della tolleranza e della democrazia si stanno diffondendo, la Cina non offre nessun modello alternativo, tanto meno che sia valido al di fuori dei propri confini. Non solo, alla lunga l’aumento della libertà economica porterà una spinta sempre più forte verso la libertà politica. La Grande Recessione, per quanto grave e profonda riguarda più l’Europa che il resto del mondo, quindi è sbagliato considerarla davvero globale o paragonarla alla Grande Depressione degli anni ’30.
Insomma, una ventata d’ottimismo arriva da una figura di primo piano dell’intellighenzia liberale. Una voce che forse non parla nel deserto, ma certo appare isolata anche di fronte al pubblico di uomini d’affari, opinion makers, giornalisti che affollava l’Alcazar, popolare locale milanese in genere dedito a concerti rock. Tutti hanno applaudito, per un attimo si sono sentiti rincuorati, hanno brindato alla speranza che lo scrittore avesse ragione. E se fosse soltanto un sogno come quello del celta protagonista di uno dei suoi romanzi più famosi? Uomo che viene (anche lui) dall’altro mondo, Vargas Llosa ha rappresentato non solo il punto di vista di un liberale, ma lo stato d’animo e le convinzioni di chi guarda alle tendenze di fondo, senza farsi condizionare dal lamento autoflagellante che domina il vecchio mondo. Pecca forse per ottimismo della volontà, ma ci fa davvero bene uscire dal nostro universo onanistico.