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Vecchiato (ad Lumberjack): ecco come i turchi hanno dato linfa vitale al marchio, lasciando la testa in Italia

Anche la Turchia fa shopping in Italia. Nulla di paragonabile con le spese folli e strategiche dei cinesi, che mirano a reti di trasmissioni (vedi Metroweb) o gioielli dell’ingegneria domestica (come Ansaldo Energia), ma la piccola marcia dei saraceni avanza nel Belpaese. L’ultima preda è stata Pernigotti acquisita nel 2013 da Toksoz, ma un anno prima anche il produttore di calzature outdoor Lumberjack era finito in mano turca. Niente paura, l’invasione è pacifica e alle nostre aziende fa gioco. Perché le rimette in vita fornendo loro liquidità e linfa vitale.
Formiche.net ne ha parlato con il nuovo ad di Lumberjack, Andrea Vecchiato, italiano (il che è già un bel segnale della gestione turca).

Come stanno trasformando i turchi la vecchia Lumberjack?

Ne stanno facendo un marchio che si espande nel contesto internazionale. Fino alla fine del 2014 era distribuito in Italia, Turchia e Grecia. La mia entrata nel gruppo viene dall’idea di Zylan di dare una dimensione globale con una visione italiana. Nel 2015 il brand sarà distribuito in Spagna, Francia, Benelux, Russia: stiamo completando lo scacchiere di tutto l’Est Europa. Nel frattempo prepariamo la fase due che prevede il lancio del marchio in Asia, Sud e Nord America.

Cosa prevede la strategia in merito ai canali di vendita?
Ci concentriamo sul canale multimarca per mondo ed Europa. In Italia ci sono una ventina di negozi a marchio nostro, ma miriamo a incrementare nel medio periodo la formula della catena di retailer, con shop in shop in centri commerciali e distribuzione multimarca. E infatti abbiamo in progetto di aprire 50 punti vendita in Italia entro dicembre 2014 e altri 100 nel 2015 di cui 50 ancora in Italia, che resta il nostro core business, e altri 50 nel resto d’Europa. Fuori dall’Europa stiamo iniziando a porre le basi per partire nel 2016.

Ci racconta la storia di Lumberjack?
Lumberjack è nato nel 1945 a Verona, per iniziativa dei fratelli Antonini, per poi assurgere a una dimensione internazionale già negli anni Settanta grazie all’ingresso del visionario cugino Ivo, colui che ha fornito al marchio l’impronta che lo ha reso famoso. Poi a partire dagli anni Ottanta Verona come gli latri distretti calzaturieri, il Brenta e Vigevano per esempio, hanno subito i contraccolpi della delocalizzazione e dell’ingresso nel mercato scarpe delle griffe. Anche Lumberjack ha delocalizzato ma restando nel Mediterraneo e ha parato i colpi collocandosi in una fascia media e non tra le calzature di lusso. La Cina è un’opportunità, non è un obbligo. E per ora ci interessa avere la produzione vicina.

E poi sono arrivati i compratori turchi: sono usurpatori o hanno portato un vantaggio per l’azienda? All’inizio si parlava dello spostamento della testa in Turchia…>
Non è andata così. Zylan ha portato una ventata di entusiasmo: è stata la grande occasione per l’evoluzione del marchio senza stravolgerne le origini italiane. Tutta la collezione viene gestita dall’Italia dal punto di vista dello stile e del marketing e anche dell’outsourcing produttivo. Producevamo fuori dall’Italia, prevalentemente in Portogallo, nel bacino del Mediterraneo, ben prima dell’ingresso turco come dicevo. Abbiamo avuto l’opportunità di riportare questo marchio ai fasti degli anni Ottanta.

Quindi Zylan ha salvato un’azienda in crisi?
Non esattamente. Non eravamo in una forte crisi. Zylan voleva un marchio italiano e ha scelto il nostro perché ha visto delle potenzialità (e pare che stai studiando ad almeno altri quattro dossier di brand italiani, ndr). Non ha posto alcun vincolo. Dobbiamo distinguere tra il momento non felicissimo dell’economia italiana e i flussi di capitali esteri, che arrivano e comprano qualità, magari a sconto in certi casi, e ne vogliono conservare la tipicità italiana. Zylan è uno di questi investitori.

E non a caso hanno scelto un italiano per guidare il loro nuovo gioiellino…

Io sono arrivato all’inizio del 2014. Lumberjack è un marchio famoso nell’outdoor. Ho avuto carta bianca: volevo partire dall’origine ma interpretando lo stile in maniera moderna, potando le calzature da montagna nell’uso cittadino. Stiamo investendo nelle linee donna e bambino con manager dedicati e stilisti perché crediamo ci siano grosse opportunità. E puntiamo a rendere le nostre scarpe non solo resistenti e comode ma anche un po’ glamour.

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