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Chi ha ragione tra Landini e Furlan?

Confesso che da vecchio aclista e formato dalla scuola cislina faccio fatica a comprendere la strategia della neo segretaria CISL Anna Maria Furlan.

Dice no allo sciopero generale indetto dalla CGIL, al quale ha aderito anche l’UIL, ma fa partire uno sciopero nazionale  della P.A. con il corollario di altre manifestazioni in tre o quattro realtà italiane.

In sostanza tiene aperta una porta al governo Renzi e non facilita quel processo di unità sindacale in un momento drammatico per la condizione delle imprese e dell’intero comparto del lavoro.

Quando sento alcuni commentatori, come quel tuttologo di Friedman, indicare Landini come espressione di un sindacalismo vecchio e superato, questo indomito lottatore a difesa dei diritti dei lavoratori mi appare sempre più simpatico e degno di considerazione.

Sostenere, come fanno altri, il parallelismo tra il nostro sindacato e quello tedesco, vecchio e stantio il primo, moderno e responsabile il secondo, significa non tenere conto che in Germania, grazie all’adozione dei principi dell’economia sociale di mercato, la cogestione aziendale è una realtà sperimentata da molti anni, mentre in Italia, nonostante le  lezioni del Prof Amintore Fanfani con il suo celebre trattato di storia economica, siamo rimasti, appunto, a livello delle lezioni del grande docente aretino.

Agli amici della CISL vorrei ricordare un grande insegnamento del compianto Carlo Donat Cattin, che fu segretario della CISL di Torino negli anni in cui si trattava di combattere contro il sindacato giallo della FIAT: quando si mette il sindacato all’angolo e con politiche come quelle teorizzate da ” il Bomba” fiorentino, sono a rischio la libertà e la democrazia.
E’ già accaduto in Italia e, se continua così, potrebbe accadere ancora.

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