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Così Alfano sbaglia sulla famiglia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Per raggranellare un voto, va bene la qualunque. Ogni boutade può essere utile alla causa molto più di quanto lo siano i ragionamenti, le proposte concrete, il rispetto delle istituzioni e degli stessi principi democratici.

E’ la democrazia al tempo della seconda repubblica, bellezza, e non ci puoi fare nulla!

Infatti, poiché la certezza del diritto e della legislazione non sono propriamente peculiarità italiche, neanche il vecchio e caro principio di “una testa, un voto” può dirsi al riparo da sortite di vario genere.

L’idea lanciata da Ncd di introdurre nella Carta costituzionale il diritto dei genitori ad avere “un voto plurimo ponderato” sulla base del numero dei figli minorenni – presto ribattezzato “quoziente elettorale” – risponde in pieno non solo ad una logica votata all’accaparramento del consenso elettorale, quanto a quella di un riposizionamento all’interno della compagine di governo ancorché all’interno del centrodestra.

Commentare nel merito la ragionevolezza della proposta – che presupporrebbe una deroga all’articolo 48, secondo comma della Costituzione – rischia di essere un’offesa non solo al diritto ma soprattutto alla ragione ed alle urgenze ed emergenze del Paese.

Ma il rischio implicito e ben più grave della proposta è un altro. Il tema della famiglia, a prescindere dalla lente con la quale la si vuole guardare, sia essa più laica o più cattolica, merita rispetto ed esige serietà.

E’ una questione profondamente complessa e connessa al futuro della nostra società e del nostro paese. Interessa individui, sensibilità, esigenze e bisogni che non possono essere oggetto né di mercimonio elettorale né tantomeno di battaglie propagandistiche.

E’ chiedere troppo? God save the family!


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