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Ecco come Draghi e Padoan stanno svegliando l’Europa

Landini insulta Renzi e Renzi becca Landini. Due battute, qualche tweet e i giornali riempiono di vuoto intere paginate. Mentre ci si balocca con queste baruffe chiozzotte, ben altri discorsi muovono i mercati; cioè, fuor di metafora, gente che lavora e impiega i suoi e i nostri soldi. Di che si tratta?

Mario Draghi a Francoforte ha lanciato una eloquente ed efficace difesa del quantitative easing in piena regola, che prevede anche l’acquisto di titoli pubblici. Così finisce la presunta anomalia della Bce rispetto alle altre banche centrali, la politica monetaria europea può entrare in una nuova fase e con essa la moneta unica.

Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, politico ben più attrezzato intellettualmente di Angela Merkel e senza dubbio più europeista (in stile tedesco, ma nessuno è perfetto avrebbe detto Billy Wilder) ha dichiarato che lui non se la sente di difendere ancora per anni, in queste condizioni, una moneta senza sovrano, appesa nel vuoto. Dunque, bisogna cambiare i trattati, andare verso una politica fiscale unica e un ministro delle finanze europeo. Un’ulteriore cessione di sovranità alla quale non si sa se la stessa Germania sia pronta, un balzo coraggioso, una sfida proprio mentre gli antieuropeisti fanno passi da gigante. O forse una fuga in avanti? E’ tutto da stabilire.

Il terzo discorso importante lo ha fatto il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan: intervistato dal Financial Times ha messo in discussione, dall’alto delle sue competenze di economista capo dell’Ocse, la nozione di prodotto potenziale (e quindi di bilancio strutturale) alla quale la commissione Ue, o meglio la strana coppia Juncker-Katainen, vuole impiccare la legge di stabilità italiana. Padoan ha definito questa contabilità “shaky”, vacillante: con una traduzione libera, ma non inappropriata, potremmo dire che è una boiata pazzesca. Come dimostrano, del resto, alcuni studiosi della stessa Bce in quei paper tecnici che pochi leggono e ancor meno capiscono.

Padoan difende il suo governo e l’Italia; ma attenzione, va letto insieme a Draghi e a Schäuble. Perché qualcosa di importante si sta muovendo tra le persone più avvertite che fanno parte delle classi dirigenti europee. Intanto la sensazione comune è che così non si va da nessuna parte. Infatti l’Europa è ferma, incastrata dalle assurde trappole che essa stessa si è costruita. Dunque, bisogna scuotere la foresta pietrificata; occorre cambiare regole del gioco che impediscono di giocare.

Il ministro italiano se la prende con un aspetto apparentemente tecnico, ma che la dice lunga sulla stessa dottrina economica di Bruxelles, attaccata a un passato che la crisi ha spazzato via. Draghi ha fatto il massimo nel 2012 per salvare l’euro, poi ha ceduto alle pressioni della Bundesbank e ha consentito che il bilancio della banca centrale si riducesse di un terzo, cioè ben mille miliardi, per evitare ulteriori conflitti con i tedeschi. Così, è arrivata la deflazione. Adesso il banchiere centrale ha indossato l’usbergo ed è partito lancia in resta. Le salmerie germaniche seguiranno, se no peggio per loro. Schäuble, il più sveglio a Berlino, ha mangiato la foglia e ha deciso di lanciare la palla in avanti.

Si apre, insomma, una fase tutta nuova nel dibattito europeo, e ciò avviene proprio durante il semestre italiano. Ma, a quanto se ne sa, il governo di Roma non ha elaborato nessun progetto né teorico né pratico. Al contrario di quel che era accaduto nella preparazione dell’euro, fin dalla commissione Delors, non risulta che ci siano cervelloni del governo e dell’alta burocrazia (dalla Farnesina alla Banca d’Italia) al lavoro. E’ vero, Renzi ha assunto il tono di sfida, però anche in questo caso non sembra che alle parole abbia fatto seguire i fatti.

Non è troppo tardi, sia chiaro, l’importante è stare svegli, mettere le vele al vento che cambia e partorire non solo polemiche ma proposte. Siamo d’accordo su un ministro delle Finanze europeo? Oppure vogliamo mollare tutto e crogiolarci nei nostri debiti, fingendo di difendere diritti costituzionali e conquiste inalienabili? Come fare in modo che la politica fiscale valga per tutti e non sia a vantaggio del più forte? Oggi non lo sappiamo, ma “qui si parrà la tua nobilitate”, diceva un altro fiorentino.

Stefano Cingolani


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