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Ecco i tre scenari per il futuro di Metroweb

Vertici, riunioni informali, colloqui riservati. Sul futuro di Metroweb finanza, telco e istituzioni sono in azione, come ha descritto in questi giorni la collega Valeria Covato. Il dossier è il seguente: chi comprerà la quota di controllo di Metroweb posseduta ora dal fondo F2i?

Non è una domanda solo per addetti ai lavori: da questo dossier dipende anche se la tanto invocata banda ultra larga sarà davvero una realtà in Italia oppure continuerà ad essere solo un tema utile per gargarismi seminariali. Questo perché Metroweb è la società che possiede in particolare a Milano, ma ha progetti nelle maggiori città, la fibra ottica, fondamento della banda larga su cui il governo ha in corso una consultazione pubblica per un piano in fieri. Per questo nessuno tra gli operatori si meraviglia che i dicasteri economici e anche la presidenza del Consiglio stiano seguendo il dossier, oltre alle società interessate.

Gli scenari al momento, secondo la ricostruzione di Formiche.net, sono tre.

Primo scenario: gara con beauty contest, visto che c’è la disponibilità certa di Telecom e l’interesse a stare in partita anche di Vodafone. Favorita è considerata la società presieduta da Giuseppe Recchi e guidata dall’ad, Marco Patuano. L’ex monopolista potrebbe mettere sul piatto anche circa 500 milioni di euro e magari impegnarsi in progetti di investimenti sulla banda larga. Ma c’è da fidarsi – si sono chiesti diversi parlamentari e pure le autorità Antitrust e Agcom – dei piani di Telecom? Non solo per problemi di antitrust, perché l’ex monopolista potrebbe intaccare inesorabilmente la concorrenza affiancando alla rete in rame anche quella in fibra ottica. Ma anche per ragioni sistemiche: una volta entrata in Metroweb, davvero Telecom vorrà investire nella fibra ottica fino alle abitazioni visto che ha già la rete in rame? Anche perché, come sottolineato dal presidente di Cdp, Franco Bassanini, Metroweb avrebbe bisogno di un aumento di capitale. E lo ha detto chi, come Bassanini, è considerato – a torto o a ragione – dagli addetti ai lavori di certo non un avversario di questo primo scenario.

Secondo scenario: Poste Italiane. Secondo indiscrezioni governative, negli scorsi giorni è stata valutata anche la possibilità che il gruppo presieduto da Luisa Todini e capitanato dall’ad, Francesco Caio, possa acquisire temporaneamente la quota di Metroweb (53,8%) che F2i ha in corso di cessione, in attesa che si chiarisca il contesto normativo, istituzionale e finanziario.

Terzo scenario (che nelle ultime ore sta prendendo piede): intervento della Cassa depositi e prestiti guidata dall’ad, Giovanni Gorno Tempini. Negli scorsi giorni Bassanini aveva sottolineato alcuni impedimenti statutari ad una operazione del genere. Ma fonti ministeriali dicono che questi ostacoli sarebbero superabili. Quindi sarebbe possibile una soluzione sistemica con l’acquisizione da parte della Cdp della quota di F2i, che è già partecipata dalla Cassa oltre che da banche e fondi esteri. In questo modo la società controllata dal Tesoro si troverebbe ad avere un ruolo decisivo in Metroweb, visto che la quota di minoranza della società milanese della fibra ottica, pari al 46,2%, è già posseduta dal fondo strategico Fsi controllato da Cdp. Un’ipotesi del genere, sulla quale in queste ore si starebbe ragionando anche nei palazzi romani oltre che in quelli milanesi, sarebbe comunque temporanea, in quanto propedeutica a una soluzione sistemica – gradita al governo – che prevede il successivo ingresso in Metroweb dei principali attori del settore telefonico per dare vero impulso allo sviluppo della fibra ottica.

Nei prossimi giorni si vedrà quale dei tre scenari si avvererà.



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