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Ecco perché Obama ha perso il voto latino

Gli ispanici, o meglio, i latinos sono stati finora uno dei punti forti di Barack Obama. Hanno contribuito fortemente alle sue vittorie nelle elezioni presidenziali del 2008 e del 2012. Oggi, invece, si dichiarano delusi dalla gestione del presidente americano e hanno pesato nella conquista repubblicana del Senato che fa del presidente “un’anatra zoppa”.
Obama non ha presentato nessuna proposta concreta sulla riforma migratoria per non perdere altre fette di elettorato americano. Quando le elezioni di midterm sono ormai terminate, si registra che circa il 70% degli ispanici ha scelto per questo di non votare.

Ecco il discorso in spagnolo di Obama per attrarre il voto latino nel 2012

IL MIRACOLO TEXANO

Il deputato Pete Gallego ha invitato i volontari della campagna elettorale a San Antonio, Texas, a convincere gli elettori a votare presto la mattina, perché nel pomeriggio potrebbe piovere. Gallego passa con naturalezza dall’inglese allo spagnolo, a differenza del suo rivale, il repubblicano afroamericano Will Hurd, che non conosce una parola di spagnolo e per questo si è rifiutato di fare un dibattito televisivo. Nel 2013, il candidato democratico Gallego ha vinto nello stato più repubblicano degli Stati Uniti, il Texas, con 650mila elettori, grazie al voto latino.

I temi elettorali in Texas sono stati numerosi. Oltre ai casi di ebola, ci sono la frontiera con il Messico e l’emergenza umanitaria degli immigrati dal Centroamerica. Inoltre, la questione militare per le basi di White Sands e di Fort Bliss e il giacimento petrolifero di Eagle Ford, uno dei più ricchi al mondo.

IL PESO ELETTORALE DEGLI ISPANICI

Secondo il Pew Hispanic Center ci sono circa 25,2 milioni di elettori latinos registrati in queste elezioni, ovvero l’11,1% del totale. In Nuovo Messico sono il 40%, il 27% in Texas, il 26% in California, il 20% in Arizona, il 17% in Florida, il 16% in Nevada, il 14% in Colorado e il 13% nello stato di New York. In questi stati il voto latino ha fatto la differenza tra vincitori e sconfitti.

UNA FORZA ELETTORALE DA NON SOTTOVALUTARE

Nelle ultime elezioni presidenziali l’astensione dei latinos è stata di circa il 60%, mentre nelle legislative è aumentata ancora di più. Latino Decisions ha detto che nel caso del Colorado, i sondaggi non hanno tenuto conto degli elettori di origine ispanico e avvertito che potrebbe accadere lo stesso fenomeno del 2010 in Nevada, quando si credeva che la repubblicana del Tea Party, Sharron Angle, avrebbe vinto di fronte al candidato democratico al Senato, Harry Reid, e invece non è stato così. Il discorso di Angle era anti-immigranti, mentre Reid appoggiava la riforma migratoria. Sempre in Colorado nel 2010, il senatore democratico, Michael Bennet, era considerato il perdente dai sondaggi, mentre il repubblicano Ken Buck sembrava essere il vincitore. Alla fine, Bennet vinse per 15mila voti, l’81% del voto latino.

LA SCELTA DI OBAMA

La scelta di Obama e del Partito democratico è stata rischiosa, ma chiara: visto che gli ispanici non sarebbero andati a votare, era inutile corteggiarli. A luglio il presidente ha detto che avrebbe mancato la promessa di utilizzare i suoi poteri legislativi per limitare le deportazioni degli immigrati illegali. Così, almeno, avrebbe guadagnato il voto degli americani più conservatori.

LA STRATEGIA DEI REPUBBLICANI

La delusione dei latinoamericani è stata forte. Gli attivisti e le organizzazioni di immigrati – una forza di peso nella società americana – hanno annunciato la guerra a Obama, mentre i deputati ispanici non si sono pronunciati. Il voto sulle misure sull’immigrazione è previsto per dicembre.

Consci dell’importanza del voto latino, i repubblicani hanno approfittato della situazione e hanno lanciato una campagna elettorale senza precedenti. In Florida, l’ex governatore Jeb Bush, si è impegnato a conquistare i latinos. Ha detto che cercherà di risolvere i problemi dell’immigrazione al Congresso. Una scelta che ha pagato in termini di voti

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