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Ecco quanto si sta ammosciando la fiducia dei consumatori

La fiducia dei consumatori è scesa ancora (a sorpresa) a novembre, a 100,2 (minimo dallo scorso febbraio) da 101,3 di ottobre. Il trend di calo dura ormai da sei mesi, dopo che lo scorso maggio era stato toccato un picco da 4 anni a 106,1. Il livello dell’indice è ormai significativamente inferiore alla media storica (104,1).

Per la verità il dettaglio è misto e non uniformemente negativo: se continuano a calare le valutazioni sulla situazione personale degli intervistati e le condizioni correnti, viceversa le famiglie sono meno pessimiste riguardo al clima economico nazionale (sia corrente che atteso) e risultano stabili, dopo la flessione dei mesi scorsi, i giudizi sul clima futuro. Una nota meno negativa viene anche dal rientro, dopo il rimbalzo del mese scorso, delle aspettative sulla disoccupazione (attualmente in linea con la media degli ultimi sei mesi e su livelli decisamente inferiori ai picchi del 2012-13).

Riguardo alla situazione economica della famiglia, gli intervistati segnalano un peggioramento della condizione corrente (in merito in particolare al bilancio famigliare) ma sono meno pessimisti circa le attese per il futuro. Si nota comunque un deterioramento sia corrente che atteso delle opportunità di risparmio. Inoltre, le famiglie restano poco propense all’acquisto di beni durevoli.

Da notare anche che restano in rosso, ma si fanno meno negativi, sia i giudizi che le attese sull’andamento dei prezzi, rispettivamente a -8 da -12 e a -19 da -24. Ciò segnala un allentamento (almeno nella percezione degli intervistati) delle spinte deflazionistiche, e conferma che permane una correlazione negativa tra giudizi/attese sull’inflazione e andamento della fiducia: in altri termini, non sono le preoccupazioni deflazionistiche a pesare su morale e spesa delle famiglie, ma piuttosto quelle sulla dinamica stagnante del potere d’acquisto (che anzi in questa fase proprio nel calo dei prezzi trova l’unico sollievo).

In sintesi il dato, assieme all’ulteriore flessione comunicata ieri dall’Istat delle vendite al dettaglio a settembre (in calo per il quinto mese consecutivo, di -0,1% m/m e -0,5% a/a), conferma che le prospettive per la spesa delle famiglie restano poco brillanti. I consumi di contabilità nazionale hanno smesso di calare (anzi è l’unica componente di domanda domestica che vediamo in crescita quest’anno, di 0,2%; per il 2015 ci aspettiamo un’accelerazione a 0,7%), ma la ripresa è talmente debole da non riuscire a compensare il protrarsi della contrazione degli investimenti.


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