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Fed, lo zampino di Fisher nella svolta di Yellen

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Basta con la Fed lamentosa, iperprotettiva e mammona della Yellen. Basta con il mantra della ripresa fragile, degli occupati che in realtà hanno un lavoro finto, dell’inflazione troppo bassa e di un’economia bisognosa di Quantitative easing semipermanente e di tassi mantenuti a zero per l’eternità, ogni volta con una scusa diversa.

Saremo maliziosi, ma nella svolta della Fed e nella sua nuova musica, brillante e grintosa senza essere falchesca, vediamo stagliarsi sullo sfondo Stanley Fischer, il vicegovernatore che Obama ha voluto al fianco della Yellen (che gli è stata imposta dalla sinistra del partito democratico). Il settantunenne Fischer, il professore che ha allevato la metà dei banchieri centrali d’Occidente, lo studioso che non è solo un accademico e che ha dato eccellente prova di sé da governatore della Banca d’Israele, è probabilmente l’unico, nel direttorio della Fed, ad avere la sicurezza di sé necessaria per sganciarsi dalla melassa emergenziale e buonista degli ultimi 14 mesi (calcolati dal momento in cui Bernanke ha fatto marcia indietro sul tapering nel settembre 2013) e lanciarsi sulla strada della normalizzazione.

Sia come sia, a un mercato che era abituato ai Fomc che servivano zuccherini a sorpresa e che anche questa volta si aspettava un comunicato in cui la fine del Qe veniva avvolta tra mille cuscini soffici e morbidi, è stata invece servita l’idea che l’inflazione sarà bassa solo temporaneamente e che il mercato del lavoro è ben più forte di quanto non ci si era raccontati. Non bastasse, non una parola è stata dedicata a piangere sulla difficile situazione di altre aree del mondo, a partire dalla nostra. Insomma, cari mercati, non solo vi ritiriamo il Qe, ma ci riserviamo di alzare i tassi quando sarà il momento.

Poiché non siamo falchi vi lasceremo ancora qualche mese di tempo (da due mesi a due anni, ha detto Fischer nei giorni scorsi, ironico ma non troppo) ma toglietevi per favore dalla testa quell’idea balzana che abbiamo cominciato a sentire in giro, quella che dice che i tassi, con una scusa o con l’altra, non li alzeremo mai.

Estratto dalla newsletter Il Rosso e il Nero



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