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Tutti i perché del rimbalzo della fiducia aziendale

L’indice di fiducia delle imprese nel settore manifatturiero è salito a sorpresa a novembre, a 96,3 da 96,1 di ottobre. Il dato è risultato sorprendente per il consenso (che si attendeva un calo) ma circa in linea con la nostra previsione. È il secondo aumento dopo quattro mesi consecutivi di diminuzione.

La salita è trainata da un miglioramento sia dei giudizi che delle attese sulla produzione (a -20 da -21 e a 3 da 2, rispettivamente), mentre risultano invariate le indicazioni sia correnti che prospettiche sugli ordini.

Il miglioramento dell’indice sintetico è anche favorito dal rallentamento delle scorte, che restano al di sopra dei livelli considerati “normali” ma frenano a 2 da 3. Il calo non è sorprendente perché il valore di ottobre risultava un massimo dal 2011.

Stabili le aspettative sull’economia, mentre si fanno meno negative quelle sull’occupazione (a -8 da -9). Anche l’indagine di fiducia delle famiglie aveva segnalato ieri un miglioramento delle prospettive occupazionali. È un segnale che il mercato del lavoro potrebbe se non altro aver smesso di deteriorarsi.

Invariate (in territorio negativo, a -3) le attese sui prezzi praticati dalle imprese (non si tratta comunque di un minimo storico visto che nel 2009 il saldo corrispondente era arrivato a -15).

Il miglioramento della fiducia è trainato dai produttori di beni di consumo, e, in minor misura, di beni di investimento, mentre risulta stabile il morale dei produttori di beni intermedi.

Al di fuori del settore manifatturiero, la fiducia è salita anche nel commercio al dettaglio (a 97,6 da 94,2), grazie a un miglioramento sia dei giudizi sulle vendite correnti che delle aspettative sulle vendite future, che si accompagna a un calo delle scorte.

Viceversa, il morale delle imprese è calato nei servizi (a 88,7 da 89,2), per via di un peggioramento di giudizi e attese sugli ordini e nonostante saldi meno negativi sull’andamento dell’economia, sull’occupazione, sull’andamento degli affari e sulla dinamica dei prezzi di vendita. In particolare, la fiducia è diminuita nei servizi turistici e nell’informazione e comunicazione, mentre è migliorata nei trasporti e magazzinaggio e nei servizi alle imprese, grazie alla sensibile progressione del saldo relativo alle attese sugli ordini e sull’economia italiana. In sostanza, il dettaglio dell’indagine sui servizi è meno negativo rispetto al dato sintetico.

Infine, registrano un peggioramento del clima di fiducia anche le costruzioni (a 74 da 77,3 di ottobre); si nota, in controtendenza rispetto agli altri settori, un deterioramento delle attese sull’occupazione; peraltro, migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione.

Di conseguenza, l’indicatore sintetico dell’Istat sulla fiducia delle imprese (costruito come media ponderata del morale nel manifatturiero, nei servizi, nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio) ha fatto segnare un calo a 87,7 a novembre, dopo il rimbalzo a 89,1 di ottobre.

In sintesi, il rimbalzo della fiducia delle imprese nel settore manifatturiero è incoraggiante perché l’indice si è dimostrato in passato un leading indicator più affidabile rispetto all’indicatore composito elaborato dall’Istat. Il fatto che l’aumento del morale delle imprese manifatturiere sia trainato dai produttori di beni di consumo, assieme al miglioramento della fiducia nel settore del commercio, segnala una possibile accelerazione della spesa per consumi (che finora ha mostrato una ripresa troppo debole per poter compensare la protratta debolezza degli investimenti). Non si vede ancora invece, almeno dai risultati dell’indagine, un effetto tangibile dell’euro debole sui saldi relativi agli ordini dall’estero (ma potrebbe essere solo questione di tempo affinché ciò avvenga). Infine, l’indagine non dà segnali di ripresa per le costruzioni mentre il dettaglio non è così negativo per quanto riguarda i servizi.

In sostanza, il dato presenta alcuni elementi incoraggianti, anche se di per sé non sufficienti a decretare una decisa inversione del ciclo. Manteniamo la nostra previsione di un PIL ancora lievemente negativo nell’ultimo trimestre del 2014 e in modesta ripresa da inizio 2015.


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