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Il caos esistenziale di Napolitano, Renzi e Berlusconi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Una semplice polaroid scattata in questo momento a fermare l’attimo della situazione politica in Italia verrebbe sicuramente fuori fuoco e “ mossa” . In altre parole il caos regna sovrano e, da alcuni particolari, non sembra un caos creativo, quanto piuttosto un caos esistenziale. Un Presidente della Repubblica che in un comunicato ufficiale non smentisce e non conferma le sue prossime dimissioni. Dichiara che “continuerà a svolgere il proprio mandato con pieni poteri fino alla fine”, che equivale a dire che domani è un altro giorno. Poi si fa una passeggiata romana per Via Condotti a comprare un “presente” per la signora Clio che compie ottanta anni (auguri vivissimi!), tanto per ribadire il motto latino tanto caro a Giulio Andreotti: hic manebimus optime. Insomma si cerca di dare un’immagine “rilassata” al popolo italiano. Sì, c’è qualche turbolenza ma la rotta è tracciata e il pilota e l’equipaggio sanno dove andare e padroneggiano il mezzo.

Solo che i passeggeri (per rimanere in metafora), gli italiani, hanno la netta sensazione che il pilota e l’equipaggio stanno andando a sbattere. Dietro le quinte si intravede una lotta forsennata tra piloti, hostess, steward, navigatori, radaristi ad accaparrarsi i paracadute, le provviste e le coperte.

Il Presidente del Consiglio che ad ogni piè sospinto rimarca il 41% preso alle europee, continua indefesso ad annunciare nuove mirabolanti riforme per l’Italia e il genere umano, si è visto costretto ad indire un “vertice di maggioranza” per accontentare i partitini satelliti che gli consentono di governare e che non hanno nessuna intenzione di sparire dalla scena politica nel caso fosse fissata nella futura legge elettorale uno sbarramento al 5%. Una legge elettorale che dovrebbe già essere in vigore secondo quanto affermato da “ci metto la faccia” Matteo Renzi.

I conti economici ballano al ritmo imposto dai “burocrati” europei. Mancano 5, 6, forse dieci miliardi di tagli per saziare i vampiri di Bruxelles che si accaniscono in ukase all’indirizzo del governo italiano, intanto le banche tedesche disinvestono dall’Italia immaginando una possibile uscita dall’euro. Il nostro leader, presidente di turno dell’Europa, ripete come una litania che non “andiamo a chiedere col cappello in mano”, infatti non solo non ci ricevono ma pretendono che lasciamo in portineria anche il cappello. In rete è possibile vedere un rap, mixato dal collega Claudio Gatti, giornalista di vaglia, dal titolo fiorentino “unsipole” (non si può), protagonista Matteo Renzi e le sue frasi celebri e relativi annunci, tutti ovviamente rimasti tali. Per non parlare della cosiddetta opposizione. Il fantasmatico Cav. Berlusconi nella ridotta di Arcore aspetta la visita dei carabinieri alle 23 di ogni sera per accertarne la presenza. Vi ricordate Totò, alias Dante Cruciani, ai domiciliari ne “I soliti ignoti” .

A Roma quelli di Forza Italia si scannano tra sostenitori del Patto del Nazareno e contrari, senza che nessuno sappia cosa cavolo contiene tale Patto. L’impressione è che sia una specie di “sarchiapone”, il soggetto misterioso reso universale negli anni ’60 dalla vis comica di Walter Chiari. Di Alfano, Quagliariello, Sacconi inutile dire, così come quello che resta di “sciolta civica” come la chiama Roberto D’Agostino.

Ne “I nuovi venuti”, il libro splatter di Giorgio Dell’Arti, si racconta della presa del potere in Italia da parte di un non meglio precisato “Gruppo” che tramite una feroce banda di kosovari impala, decapita, ghigliottina, affoga, impicca nei modi più truculenti l’intera classe politica italiana le cui gesta leggiamo tutti i giorni sui quotidiani e settimanali. Da Fini a Berlusconi, D’Alema, Veltroni tutti vengono passati per le armi nei modi più efferati che neanche il miglior Quentin Tarantino riuscirebbe ad immaginare. La mia sensazione è che Giorgio Dell’Arti abbia riportato sine ira ac studio quello che normalmente gli italiani farebbero se ne avessero la possibilità e l’impunità in questo dato momento storico.


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