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Il padre padrone

Non si è mai vista un’opposizione che chiede alla maggioranza di durare fino alla fine del mandato. L’anomalia della situazione può essere molto pericolosa.

Le ultime vicende della politica italiana accendono i riflettori su una situazione che ha del surreale. Un giovane leader, certamente bravo ma assolutamente nella media come cultura e formazione, però molto spregiudicato e dotato di grande capacità comunicativa, sta mettendo sotto scacco l’intero Parlamento. Emerge una sorta di padre padrone della politica italiana come nemmeno Berlusconi si è mai sognato, o è riuscito ad essere. Si potrà discutere sul fatto che questo dipenda dalla sua forza o dalla debolezza altrui, ma le cose stanno così. All’origine dell’anomalia c’è, a nostro avviso, il Patto del Nazareno che con l’ultimo incontro ha raggiunto lo stato dell’arte. E’ la prima volta nella storia parlamentare del mondo democratico e occidentale che la principale forza di opposizione al governo sigla un documento dove si dice che il governo stesso deve durare fino alla scadenza naturale della legislatura. Una contraddizione in termini. In altre parole è come se si dicesse a Renzi “Stai tranquillo, qualunque cosa succeda nell’ambito della tua maggioranza puoi sempre contare sul nostro appoggio”. Di fatto, svincolando il leader di maggioranza dalla necessità di tenere conto della volontà dei suoi gruppi parlamentari, si trasforma lo stesso in un padre padrone che oltretutto, giocando sulla volontà di Berlusconi di restare in gioco, o più probabilmente garantendogli  una qualche forma di tutela per le sue aziende, tiene al guinzaglio anche Forza Italia costretta a seguire tutti i cambi di opinione del premier. E la riprova di tutto questo si è avuta subito, dopo nemmeno 24 ore dall’assicurazione sulla vita che il Patto del Nazareno fornisce a Renzi. Preoccupato dalle tensioni che si manifestavano all’interno del PD su alcune norme del Jobs Act, in questa sede non importa nemmeno analizzare la natura delle stesse, il premier-segretario ha stipulato un accordo con i suoi oppositori interni in base al quale si cambia quanto stabilito nell’intesa di maggioranza che era stata raggiunta a suo tempo e che era stata sancita dal voto della Camera. Dall’interno di Scelta Civica ed NCD, partiti piccoli ma essenziali e determinanti per il governo, si sono subito levate grida di protesta. Contestazioni fatte più per la forma che per la sostanza e che infatti sono rientrate nel giro di nemmeno 48 ore. Se in un regime democratico il controllo e il controcanto che deve sempre fare l’opposizione viene meno, si ha un vulnus pesante della democrazia. Viene poi a mancare anche la possibilità di una lettura diversa, non importa se più o meno giusta ma diversa, della realtà dei fatti. Il che può esporre il Paese anche a gravi pericoli. Prendiamo il caso dei rapporti fra l’Italia e l’Europa. Tutti hanno visto e sentito Renzi fare la voce grossa con Bruxelles “Io non vado con il cappello in mano”. Se però ci mettiamo ad analizzare la realtà delle cose vediamo che Renzi alza la voce ma, nei fatti, abbassa la cresta. Le correzioni imposte alla manovra di Stabilità sono lì a dimostrarlo. Anche in questo caso però, silenzio assoluto. Se Brunetta protesta, lo fa dallo stesso versante di Renzi cioè contro il rigore che la Germania impone all’Europa come se quel rigore e quella politica non fossero figli di un’impostazione moderata che in Europa è prevalente e che dovrebbe essere anche quella di Forza Italia.

La conclusione allora è una sola. Quando manca un’opposizione credibile che fa il suo mestiere cercando il pelo nell’uovo all’azione della maggioranza, si corre il rischio, ed è il caso dell’Italia, di dare spazio e voce ad una opposizione becera e potenzialmente pericolosa come è quella dei 5Stelle.

Renzi rappresenta certamente una ventata di novità. E’ giovane, deciso, anche simpatico. Facciamo in modo che il Paese ne possa utilizzare la carica positiva senza doversi accollare i rischi di una deriva pericolosa.



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