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Istat, la produzione industriale è una campana a morto per la ripresa

produzione industriale

Dopo il modesto rimbalzo di agosto (+0,2%), che indicavamo come temporaneo, la produzione industriale è tornata a calare a settembre, di -0,9% m/m. Il dato è inferiore alle attese di consenso (-0,2% m/m). Su base annua, l’output è tornato in positivo in termini grezzi (+0,1% da -3,7%), ma, se corretto per i giorni lavorativi (uno più rispetto allo stesso mese dello scorso anno), è calato a -2,9% da -0,7% di agosto: si tratta di un minimo dell’ultimo anno.

Il livello della produzione tocca un nuovo minimo storico (almeno dal 1990) ed è più basso del 26,6% rispetto ai picchi pre-crisi. Il dettaglio per raggruppamenti principali di industrie è uniformemente negativo: tutti i principali macro-comparti mostrano una flessione più accentuata rispetto al rimbalzo del mese precedente: beni di consumo (-3,2% da +2,1% m/m, affossati soprattutto dai durevoli), beni strumentali (-2,4% da +1,6% m/m), beni intermedi (-0,8% da +0,1% m/m); anche l’energia è in calo (per il terzo mese consecutivo: -1,5% da -0,3% m/m precedente).

Lo spaccato per settore di attività economica resta più misto. Il comparto manifatturiero più colpito da una crisi “strutturale” si conferma quello delle apparecchiature elettriche (-12,8% a/a). Da notare il repentino peggioramento del settore farmaceutico, che passa da un incremento a due cifre a una diminuzione tendenziale “speculare” (-12,8% a/a). In deciso deterioramento anche i mezzi di trasporto (da +9,6% a -0,5%; incoraggiante però il +2,1% degli autoveicoli). I settori che mantengono una tendenza annua positiva sono 3 su 15 (dai 7 del mese precedente) e cioè l’elettronica (+2,6% a/a), la chimica (+2,1% a/a) e le altre industrie manifatturiere (+1,1% a/a).

Nel 3° trimestre, la produzione industriale è scesa di -1,1% t/t, dopo il -0,5% t/t dei tre mesi precedenti. Ciò segnala rischi verso il basso sulla stima di consenso di un PIL in calo di -0,1% t/t nel trimestre estivo (dopo il -0,2% t/t della primavera). Non sarebbe sorprendente a nostro avviso una contrazione di tre/quattro decimi. Inoltre, anche in caso di lieve rimbalzo a ottobre, il dato sulla produzione industriale di settembre crea un effetto statistico sfavorevole per l’attività produttiva nel 4° trimestre e segnala pertanto che la recessione potrebbe estendersi all’ultima parte dell’anno.

In prospettiva, si fatica al momento a individuare un motore di ripresa per l’economia italiana. La domanda domestica resta fiacca (come sembra suggerire il ridimensionamento della produzione di beni di consumo, in particolare durevoli) e i segnali di tenuta dei settori più legati all’export (come il farmaceutico o i mezzi di trasporto) appaiono oggi più tenui di quanto non fosse qualche mese fa. Qualche sollievo nei prossimi mesi potrebbe venire dal cambio debole e dagli sgravi fiscali inseriti nella Legge di Stabilità. Tuttavia, la perdurante incertezza sullo scenario congiunturale e di politica fiscale continua a pesare sulle decisioni di produzione delle imprese. In tali condizioni i rischi sullo scenario di crescita restano verso il basso.


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