La soluzione c’è: premio di governabilità alla lista che supera il 40% dei consensi, liste bloccate per almeno il 50% dei seggi e soglia unica di accesso al 3%.
Ecco la possibile quadratura del cerchio. Una ipotesi che salverebbe capra e cavoli: le ambizioni del Premier, gli incubi del Cav. e la sopravvivenza di quelli che un tempo venivano appellati come “Partiti pisello”: piccoli ma importati per il rafforzamento delle maggioranze.
Come sempre trattative tanto delicate e determinati per il futuro – non già del Paese – ma degli attuali soggetti politici, devono preservare fino all’inverosimile gli interessi più ambiti ed inconfessabili. Ma c’è un momento in cui le carte devono essere necessariamente scoperte altrimenti salta tutto.
Momento che sembra essere davvero arrivato: o il patto di Palazzo Chigi (già del Nazzareno) saprà integrare a dovere gli interessi autentici degli interlocutori o, come capita nella stragrande maggioranza dei matrimoni, il settimo incontro rischia di trasformarsi in un atto d’addio.
Ipotesi del tutto estranea al vademecum Verdin-berlusconiano. I pugni sul tavolo del Premier certo imbarazzano ma, si sa: meglio passare da fessi che esserlo.
Quindi nulla salterà e una mediazione si troverà: Renzi ha bisogno di un’arma forte di Governo e la potrebbe ottenere con una lista maggioritaria in Parlamento (anche se ben presto capirà che senza i lilleri (voti) dei “piselli” non si lallera troppo bene).
E Berlusconi avrà la possibilità di “nominare” i suoi deputati per togliersi dalle scarpe -senza nuove dolorose scissioni- i “pugliesi”.
Il resto è contorno.
A meno che lunedì non vi sia il colpo di scena: la maggioranza di governo si cementi in una coalizione politica e quindi elettorale. Un passaggio che potrebbe riportare la palla al centro: “consigliare” al Premier una rivalutazione del premio di maggioranza alla coalizione e togliere le castagne dal fuoco ad un Cav sempre più assediato.
Berlusconi per rinsaldare i cordoni del partito ha bisogno di uscire dal confronto con Renzi da co-vincitore tanto nei fatti (ottenendo la possibilità di “nominare” i suoi deputati) quanto nella percezione.
È quest’ultimo importantissimo aspetto a destare ansia ed incertezza. Per essere percepito co-trionfatore Berlusconi ha due possibilità: o riuscire a mantenere il premio di maggioranza alla coalizione o, nel peggiore dei casi, portare a casa una soglia di sbarramento unica tanto alta da imporre un’alleanza “forzata” di centrodestra.
Ipotesi assai rischiosa che oltre ad imbarazzare oltremodo Renzi, porrebbe a rischio la tenuta del Governo e, soprattutto – cosa che non vorrebbe lo stesso Cav. – rappresenterebbe il viatico per un ritorno “giustificato” alle urne.
Certe dimissioni, seppur solo minacciate, dovrebbero far riflettere….